mercoledì 28 settembre 2016

Lo specchio della vita (Imitation of Life, 1959) di Douglas Sirk

Lora Meredith, attrice di teatro rimasta vedova, sacrifica l’amore e la famiglia per dedicarsi anima e corpo alla sua carriera artistica. Rinuncia infatti alla corte di un giovane fotografo e fa crescere la piccola figlia Susy da una governante di colore, che ha a sua volta una figlia, Sarah Jane. Quest’ultima, anch’essa ossessionata dal desiderio di sfondare nel mondo dello spettacolo, approfitta del colore più chiaro della sua pelle per spacciarsi per bianca e scappa di casa, vergognandosi delle sue origini. Questo intenso dramma sentimentale al femminile, remake di Lo specchio della vita (Imitation of Life, 1934) di John M. Stahl, è l’ultimo film hollywoodiano di Douglas Sirk, nonché il migliore e il più famoso dei suoi melodrammi ardenti, raffinati e colorati. La riflessione, tipica dell’autore, sui mali oscuri della borghesia americana (ricca, viziata e ossessionata dall’etichetta) diventa stavolta un affresco ben più ampio e sottile sui conflitti di classe, di razza e di generazione, con una messa in scena magnificamente trattenuta che lascia però sempre trasparire il magma di passioni che ribolle sotto la coltre di buone maniere imposte dal rigido perbenismo dell’epoca. Evitando abilmente la cadute nel patetico e nel lacrimevole, l’autore confeziona un formidabile ed elegantissimo ritratto di un’America ipocrita e razzista, che trova pieno compimento nella memorabile sequenza finale del funerale sulle note di “Trouble of the World”, cantata da Mahalia Jackson. Nel grande cast vanno menzionati Lana Turner, Juanita Moore, Susan Kohner, John Gavin e Sandra Dee, tutti bravissimi nei rispettivi ruoli. La Moore e la Kohner furono entrambe candidate all’Oscar come miglior attrice non protagonista, ma dovettero arrendersi alla Shelley Winters de Il diario di Anna Frank, che si aggiudicò l’ambito premio. La Turner, celebre bionda platinata e icona di bellezza hollywoodiana nel periodo a cavallo tra gli anni ’40 e gli anni ’60, lodò pubblicamente il regista per essere stato il primo a saperne cogliere ed esaltare lo spessore di attrice drammatica, oltre che l’avvenenza fisica. Il film è unanimemente considerato come uno dei più grandi melodrammi di tutti i tempi.

Voto:
voto: 4,5/5

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