Lora
Meredith, attrice di teatro rimasta vedova, sacrifica l’amore e la famiglia per
dedicarsi anima e corpo alla sua carriera artistica. Rinuncia infatti alla
corte di un giovane fotografo e fa crescere la piccola figlia Susy da una
governante di colore, che ha a sua volta una figlia, Sarah Jane. Quest’ultima,
anch’essa ossessionata dal desiderio di sfondare nel mondo dello spettacolo,
approfitta del colore più chiaro della sua pelle per spacciarsi per bianca e
scappa di casa, vergognandosi delle sue origini. Questo intenso dramma
sentimentale al femminile, remake di Lo
specchio della vita (Imitation of
Life, 1934) di John M. Stahl, è l’ultimo film hollywoodiano di Douglas Sirk,
nonché il migliore e il più famoso dei suoi melodrammi ardenti, raffinati e
colorati. La riflessione, tipica dell’autore, sui mali oscuri della borghesia
americana (ricca, viziata e ossessionata dall’etichetta) diventa stavolta un
affresco ben più ampio e sottile sui conflitti di classe, di razza e di
generazione, con una messa in scena magnificamente trattenuta che lascia però sempre
trasparire il magma di passioni che ribolle sotto la coltre di buone maniere
imposte dal rigido perbenismo dell’epoca. Evitando abilmente la cadute nel
patetico e nel lacrimevole, l’autore confeziona un formidabile ed elegantissimo
ritratto di un’America ipocrita e razzista, che trova pieno compimento nella
memorabile sequenza finale del funerale sulle note di “Trouble of the World”, cantata da Mahalia Jackson. Nel grande cast
vanno menzionati Lana Turner, Juanita Moore, Susan Kohner, John Gavin e Sandra
Dee, tutti bravissimi nei rispettivi ruoli. La Moore e la Kohner furono entrambe candidate all’Oscar come
miglior attrice non protagonista, ma dovettero arrendersi alla Shelley Winters de
Il diario di Anna Frank, che si
aggiudicò l’ambito premio. La Turner,
celebre bionda platinata e icona di bellezza hollywoodiana nel periodo a
cavallo tra gli anni ’40 e gli anni ’60, lodò pubblicamente il regista per
essere stato il primo a saperne cogliere ed esaltare lo spessore di attrice
drammatica, oltre che l’avvenenza fisica. Il film è unanimemente considerato
come uno dei più grandi melodrammi di tutti i tempi.
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