sabato 24 settembre 2016

Mr. Nobody (Mr. Nobody, 2009) di Jaco Van Dormael

Nell’anno 2092 un uomo di 117 anni, di nome Nemo Nobody, è l’ultimo superstite della razza umana “tradizionale”, ovvero l’ultimo uomo destinato a morire di vecchiaia. Infatti il crescente progresso scientifico ha consentito all’umanità di sconfiggere la morte e divenire immortale grazie ad un ciclico processo di rinnovamento cellulare detto “telomerizzazione”. La curiosità mediatica intorno al destino e alla vita dell’ultracentenario è enorme, al punto che viene istituito un reality show per trasmettere in diretta i suoi ultimi istanti. In attesa dell’evento, Nobody, che dice di non ricordare nulla del suo passato, viene sottoposto ad ipnosi da parte di uno psicologo, affinché possa rammentare e raccontare i momenti principali della sua lunga esistenza. Ne verrà fuori un disordinato flusso di ricordi, emozioni e vicende, in cui è impossibile separare la realtà dal sogno, i fatti realmente accaduti da quelli che sarebbero potuti accadere, le occasioni colte da quelle perdute, in un labirinto di eventi che abbracciano tre fasi salienti della vita dell’uomo: l’infanzia con la separazione dei genitori, l’adolescenza con i primi tumultuosi amori e l’età adulta con le difficoltà ad essa connesse. L’opus n. 3 di Jaco Van Dormael, talentuoso regista belga, è un’ambiziosa e abbacinante polifonia di immagini, suggestioni e sensazioni, sotto forma di affresco caotico surreale sospeso tra simbolismo onirico e odissea esistenziale di matrice universale. Divenuto rapidamente un’opera di culto presso il pubblico giovanile, questo film ostico e sorprendente ha suscitato reazioni estreme, di fanatica adorazione o di deluso sconcerto, ma non ha mai lasciato indifferente nessuno tra coloro che lo hanno visto, anche solo per pura curiosità. Ipnotico e visionario, astratto e sfuggente, confuso e audace, straripante nella sua ricchezza visiva ed ammaliante negli intrecci intellettuali, il film è una potente riflessione allegorica sulla scelta e su come questa determini il destino dell’uomo, creando snodi esistenziali e percorsi di vita alternativi, in una moltitudine di diramazioni interconnesse, ciascuna delle quali corrisponde a una possibile vita parallela. L’enorme lavoro concettuale alla base dell’opera dà luogo a una commistione di generi (fantascienza, racconto drammatico, romanzo sentimentale), a una miriade di citazioni (Kubrick, Penn, Mèdem, Fincher, Greenaway) e ad un esuberante magma di contenuti paradossali come la teoria del caos, la teoria delle stringhe, gli universi paralleli, il tutto condito con riflessioni psicoanalitiche, influssi pirandelliani, surrealismo ontologico, melodramma etereo, lampi poetici, astrazioni filosofiche. C’è tanto e forse troppo in quest’opera omnia che ci avvolge e ci frastorna con la sua estetica stupefacente, a metà strada tra incubo e videogioco. A tratti emerge il forte sospetto di manierismo autoreferenziale, altre volte l’ambizione concettuale deborda nell’enfasi iperbolica, ma il quadro d’insieme resta comunque sfavillante, emozionante, coinvolgente. Il viaggio a zig zag nella mente di Nobody e nel suo tempo interiore, attraverso un incredibile caleidoscopio di flashback, diventa la metafora fantastica del destino dell’uomo e di tutte le possibili vite che egli avrebbe potuto vivere modificando le sue scelte. E’ infatti evidente, fin dal nome mitologicamente simbolico, che Nobody sia l’emblema di tutti gli uomini e di nessuno. Da elogiare in toto il ricco cast in cui svetta il protagonista Jared Leto, all’apice del suo trasformismo, affiancato da Sarah Polley, Diane Kruger, Rhys Ifans, Natasha Little, Juno Temple. Degni di lode anche gli straordinari effetti visivi e la brillante colonna sonora eterogenea che mescola temi originali (composti dal fratello del regista) a brani classici. Nel 2010 è uscita una versione estesa del film, con circa 16 minuti aggiuntivi rispetto a quella cinematografica, per la gioia dei suoi numerosi fans. Entrambe meritano la visione, anche se la release originale uscita in sala è da preferire.

Voto:
voto: 4/5

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