giovedì 16 marzo 2017

21 grammi - Il peso dell’anima (21 Grams, 2003) di Alejandro González Iñárritu

Tre personaggi. Tre storie dolorose e tre vite estreme che s’intersecano in un dedalo di amore, morte, vendetta e riscatto. Cristina perde il marito e le due figlie in un tragico incidente stradale e piomba in un incubo di droga e depressione. Jack è un pregiudicato che ha fatalmente investito e ucciso i familiari di Cristina e, corroso dal pentimento per aver omesso il soccorso, sconta due anni di carcere e diventa un fanatico religioso. Paul è un professore di matematica con una grave malattia cardiaca a cui viene trapiantato il cuore del defunto marito di Cristina ed è ossessionato dalla ricerca della persona a cui deve la vita. Paul e Cristina s’incontrano, s’innamorano e pianificano la morte di Jack, per punirlo della sua colpa. Vibrante dramma antropologico costruito sull’intreccio di destini, autentica ossessione del regista messicano, e coniugato tra presente e passato grazie ad un montaggio frastagliato (in forte odore di autocompiacimento manieristico) che costringe lo spettatore ad un continuo andirivieni tra i frammenti narrativi che compongono la dolorosa vicenda (ma dopo un po’ ci si abitua ed il “gioco” diventa anche interessante). Tanti i temi gettati nel caldorone esistenziale di questa tortuosa apologia delle coincidenze: agonia, redenzione, fede, destino, predestinazione, libero arbitrio, senso di colpa, ritorsione. Alla fine non tutto quadra e si rischia più volte il cedimento narrativo o l’enfasi concettuale, ma gli attori sono bravissimi e le loro interpretazioni lasciano il segno e toccano ripetutamente cuore (e pancia) dello spettatore. In ordine decrescente di bravura: Naomi Watts, Benicio del Toro, Sean Penn. I primi due sono stati meritatamente nominati agli Oscar 2004 come miglior attrice protagonista e miglior attore non protagonista ma sono stati battuti, nelle rispettive categorie, da Charlize Theron e Tim Robbins. Completano il grande cast Charlotte Gainsbourg, Eddie Marsan, Melissa Leo e Danny Huston. Iñárritu è un regista di grande talento che a volte indulge in barocchismi ampollosi o inutili prolissità e questo suo primo film americano, che ha fortemente diviso la critica tra osannanti e detrattori, ricade proprio in questi casi. La fotografia livida e la messa in scena convulsa, che assecondano quasi naturalmente il montaggio ondivago dell’opera, causano un voluto straniamento nel pubblico (ma questo è un punto di forza per i suoi sostenitori), ma lasciano anche il sospetto che cotanto esercizio di stile serva a celare qualche magagna narrativa. Il titolo allude ai presunti “21 grammi” che un corpo umano perderebbe subito dopo aver esalato l’ultimo respiro e che corrisponderebbero, secondo alcuni fanatici dell’esoterismo new age, al “peso dell’anima”.

Voto:
voto: 3,5/5

Nessun commento:

Posta un commento