Titta
Di Girolamo è un cinquantenne distinto e serafico che vive in un albergo della
Svizzera italiana e trascorre le sue giornate tra collaudati rituali: il bar,
le sigarette, il consumo sporadico di eroina ed una cortesia schiva che serve a
tener lontano il prossimo. Ma l’uomo nasconde un oscuro segreto e, quando la
sua facciata di granitico conformismo sarà intaccata dagli sguardi languidi
della bella barista Sofia, la situazione si farà presto pericolosa. Il secondo
lungometraggio di Paolo Sorrentino è un melodramma raffreddato, raffinato ed
asciugato fino all’osso, una sorta di mondo metafisico immerso in un fluido
inerte e osservato attraverso il vetro di un acquario. Lo sguardo del regista è
lucido ma distante e ci fa assistere agli eventi della singolare vita di Titta
con lo stesso spirito di un patologo che esegue l’autopsia di un cadavere ed
annota i risultati sul registro medico. Algido nello stile, impassibile nel
tono, geometrico nell’andamento narrativo e quasi inquietante nella sua alta
eleganza figurativa, è una sorta di radiografia surreale che intende dar forma
alla solitudine, all’isolamento, alla rassegnata accidia figlia del senso del
dovere, alla paura di vivere dando ascolto alle voci di dentro. E, per ottenere
questo scopo, il talentuoso autore napoletano utilizza, non senza macabro senso
dell’umorismo, un personaggio ectoplasmatico, un simbolo dolente della
connivenza omertosa. Nel cast svetta un eccellente Toni Servillo, in
un’interpretazione di sofferta intensità trattenuta, affiancato da Adriano
Giannini, Raffaele Pisu e Olivia Magnani (nipote della leggendaria Anna). E’ il
film che ha svelato al mondo l’estro di Paolo Sorrentino, acclamato dalla
critica (sia italiana che europea) e pluripremiato ai David di Donatello. E’
anche il film in cui Servillo (autentico alter ego del regista) inaugura la sua
ricca galleria di dandy snob e sentenziosi tipicamente sorrentiniani.
La
frase: “Non bisogna mai smettere di avere fiducia
negli uomini, direttore. Il giorno che accadrà sarà un giorno sbagliato.”
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