venerdì 24 marzo 2017

Re della terra selvaggia (Beasts of the Southern Wild, 2012) di Benh Zeitlin

La piccola Hushpuppy ha sei anni e vive da sola con il padre Wink, gravamente ammalato, nella paludi della Louisiana, in una zona chiamata la “grande vasca” perché perennemente allagata per effetto degli uragani che colpiscono la regione. Il padre cerca di abituare l’amata figlia ad un prossimo futuro senza di lui e sogna che  Hushpuppy possa diventare, un giorno, la “regina” del luogo inospitale in cui hanno sempre vissuto. Ma quando Wink si aggrava, la piccola decide di partire per un viaggio alla ricerca della madre che non ha mai conosciuto. Piccolo grande film di Benh Zeitlin, al suo scintillante esordio cinematografico, girato con pochi mezzi, budget ridotto ed attori non professionisti. In bilico tra realtà e immaginazione, è un dramma fantastico di potente visionarietà e di geniale simbolismo, un ibrido tra fisicità ed astrazione, un’assoluta meraviglia per gli occhi e per il cuore. C’è davvero tanto in questo suggestivo dramma intimo che stinge nella fiaba: le catastrofi ambientali (con l’ombra di Katrina che aleggia fin dalle prime scene) e il loro effetto devastante sul paesaggio e sull’animo umano, la magia dell’infanzia, le difficoltà della crescita, l’amore familiare, la lotta per la sopravvivenza, il rapporto primordiale con la natura, l’apocalisse, la morte. Tra realismo magico, invenzioni di fantasia superiore, momenti onirici e un naturalismo epico che guarda a Mark Twain, questo film memorabile è cucito addosso alla sua straordinaria protagonista (la piccola Quvenzhané Wallis), meritatamente candidata all’Oscar come miglior attrice protagonista a soli 9 anni (stabilendo così un record nella storia dell’Academy Awards come interprete più giovane a ricevere una nomination). Zeitlin pone costantemente la macchina da presa ad altezza di bambina, facendoci capire fin da subito che l’intera vicenda non è altro che il libero flusso di coscienza della piccola Hushpuppy: un mondo che sta finendo filtrato attraverso i suoi occhi, la sua sensibilità e la sua fantasia di bimba curiosa, piccola grande regina del bayou. Tra allegorie sul rapporto uomo-natura e suggestioni mitologiche che fondono paure ancestrali e avventure incantate, il viaggio di formazione di Hushpuppy diventa, simbolicamente, quello dell’essere umano alla ricerca del suo futuro in un mondo devastato. Un viaggio che può essere affrontato solo recuperando quegli istinti primigeni, quali estasi e meraviglia, che sono stati sepolti sotto cumuli di paura, cinismo e cupezza. Semplice, possente, intimo e commovente, questo incredibile miracolo artistico ha ottenuti consensi unanimi di pubblico e critica ed è stato premiato al Festival del Cinema di Cannes (con la Camera d’Or) e al Sundance Film Festival (con il Gran premio della giuria). Ha anche ricevuto quattro nomination agli Oscar 2013 (miglior film, regia, sceneggiatura e attrice protagonista) rimanendo però senza premi. Autentico fenomeno cinematografico del 2012, purtroppo non molto conosciuto nel nostro paese, è un film da non perdere.

Voto:
voto: 4,5/5

Nessun commento:

Posta un commento