venerdì 3 marzo 2017

Freaks (Freaks, 1932) di Tod Browning

La bella Cleopatra fa la trapezista in un circo che ha le sue principali attrazioni nei numerosi “freaks” che vi lavorano: esseri umani affetti dalle più svariate deformità fisiche che la gente comune definisce “mostri”, pur essendo diposta a pagare il prezzo del biglietto per vederli, per soddisfare la propria inconfessabile morbosità. Quando la donna scopre che il nano Hans è l’erede di una fortuna, lo sposa per eliminarlo e impadronirsi del suo denaro, con la complicità del forzuto Ercole, suo amante. Ma la vendetta dei “freaks” sarà tremenda. Film maledetto per eccellenza e, a suo modo, leggendario. E’, probabilmente, il cult dei cult: controverso, sgradevole, scioccante, rinnegato dalla stessa casa di produzione che lo aveva realizzato (la MGM), massacrato dalla censura e bandito in molti paesi come l’Inghilterra, dove ne fu vietata la proiezione per circa trent’anni. Concepito inizialmente come un horror, è, in realtà, un crudo inno all’innocenza della “mostruosità” contrapposta alla colpa dei così detti “normali” e, quindi, un amarissimo apologo caustico sulla diversità. Alla sua uscita sconvolse il pubblico benpensante ed assunse da subito una sinistra fama, al punto che i produttori, in seguito alle reazioni degli spettatori sconvolti, decisero di tagliare circa mezz’ora di pellicola. E molte di queste parti sono andate definitivamente perdute. Il principale motivo del clamore era dovuto alla presenza di veri “freaks” nel film, la cui visione urtò la sensibilità della gente che non era abituata all’esibizione della disabilità (ma al tempo stesso ne titillò i più bassi istinti). Va però chiarito una volta per tutte che l’intento del regista non è mai morboso e ciò è evidente dal suo sguardo pietoso che sempre accompagna i poveri emarginati nel corso del film, riscattandone così le accuse di turpe sensazionalismo. Browning intende mostrare, e dimostrare, come i così detti “mostri” abbiano sentimenti e desideri comuni, e come i presunti “normali” siano invece capaci delle peggiori nefandezze, trattandoli come fenomeni da baraccone o approfittandosi di loro per cattiveria gratuita o interesse materiale. E fu probabilmente proprio questo concetto, che l’autore esprime come un cruento atto d’accusa verso la società dei “normali”, a rendere l’opera ideologicamente inaccettabile per il conformismo dell’epoca. La sequenza della terribile punizione subita dalla perfida Cleopatra da parte dei “freaks” fu quella più tartassata dalla censura ed è ancor’oggi impossibile vederla nella sua forma integrale. Il destino ha voluto, non senza un macabro senso dell’ironia, che il più famoso film sulla deformità sia esso stesso deforme, perché mutilato dalla xenofobia ideologica del moralismo imperante.

Voto:
voto: 4/5

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