Fred,
stravagante ladro di documenti riservati, per sfuggire alla caccia dei
poliziotti e di un manipolo di sicari, si rifugia nei cunicoli del metrò
parigino. Innamoratosi della bella Héléna, donna ricca e infelice, vittima del
suo ultimo furto, la conduce nei segreti del mondo sotterraneo che ha appena
scoperto, facendole conoscere la pittoresca umanità alienata che vi abita. Qui
la donna, prigioniera in una gabbia dorata di ipocrisia e buone maniere,
riscopre il gusto dell’amore e di un’aspra vitalità che aveva solo immaginato
potesse esistere. Opera seconda e primo successo del manierista Besson, il regista
francese che fa film all’americana. E’ un variopinto dramma surreale, sospeso
tra la commedia nera e il fantastico sociale, che c’immerge in un improbabile
universo di personaggi eccentrici, in bilico tra grottesco e tenerezza. Ricco
di difetti così come d’invenzioni, è un manifesto emblematico del cinema di
Besson: graffiante e malinconico, esagitato e artificioso, provocatorio fino
all’insolenza, impregnato sino al midollo di quella cultura avantpop che inneggia ai media più
disparati: dalla televisione alla musica rock, passando anche per il fumetto.
Il contesto sociale è grossolano, l’elegia degli emarginati è superficiale e
non mancano le banalità, ma il mix tra ironia e malinconia funziona alla
perfezione e si cuce addosso ai personaggi stilizzati con pungente sarcasmo: il
ladro romantico e stralunato di Christopher Lambert, la borghese depressa di Isabelle
Adjani, il dolce fioraio di Richard Bohringer, il commissario sornione di Michel
Galabru, il pattinatore briccone di Jean-Hugues Anglade, il batterista tonto di
Jean Reno. Molto belle le musiche di Éric Serra, che partecipa anche al film
nel ruolo del taciturno bassista compositore sempre con occhiali da sole, e dense
di fascino le ambientazioni sotterranee curate dallo scenografo Alexandre
Trauner.
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