venerdì 31 marzo 2017

Il grande capo (Direktøren for det hele, 2006) di Lars von Trier

Ravn dirige un’azienda informatica danese in incognito: per non addossarsi il peso delle decisioni impopolari si è infatti inventato un fantomatico “grande capo” che nessuno ha mai visto. Ma quando decide di vendere la società ad un gruppo di imprenditori islandesi, è costretto a far apparire questo irreperibile leader e assolda Kristoffer, attore disoccupato, perché ne interpreti il ruolo. Ma il comportamento dell’attore gli farà presto sfuggire la situazione di mano. Perfida commedia degli inganni, densa di umori acri e di spunti satirici, con cui von Trier si diverte a mettere sulla graticola la falsità dei rapporti di lavoro (ma, più in generale, umani) e l’incompatibilità tra etica e profitto. In un pirandelliano gioco di specchi e di scatole cinesi, tra dialoghi surreali e momenti irresistibili, l’autore prende in giro la decadenza del suo paese e l’ipocrisia di chi ogni giorno è costretto a indossare la maschera del conformismo. E, al contempo, non disdegna caustici graffi all’odiata Islanda (raffigurata attraverso personaggi ricchi e volgari), antica rivale storica della Danimarca che l’ha governata per quasi quattro secoli. Il limite tra finzione e realtà (e tra cinema e teatro) viene qui spinto fino ai limiti estremi e il gioco paradossale messo in scena dall’autore diventa un fertile punto d’incontro tra provocazione e caricatura, non privo di riferimenti ai generi classici del passato (la voce fuori campo, dello stesso von Trier, ripercorre i modelli delle vecchie commedie americane del periodo d’oro). La famosa scena erotica, che costò al film un divieto ai minori di 14 anni nel nostro paese, è un impagabile inserto farsesco che spinge il demenziale su livelli esilaranti. Nei crediti finali il direttore della fotografia viene riportato come “Automavision”, in riferimento alla tecnica sperimentale utilizzata dal regista in questo film: la macchina da presa non è comandata da un operatore ma da un computer che “decide”, in modo casuale, cosa e come riprendere. In questo modo l’eccentrico von Trier instaura una sorta di commedia nella commedia, mettendo in dubbio chi sia realmente il “grande capo” alla guida del suo film. Più irriverente di così …

Voto:
voto: 4/5

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