Los Angeles, 5 giugno 1968. L'Hotel Ambassador è il quartier generale del senatore Robert Kennedy, candidato alle elezioni primarie nello stato della California, che potrebbero essere decisive per le sue ambizioni politiche di arrivare alla Casa Bianca e diventare presidente. Adorato dai suoi tanti sostenitori, che lo chiamano affettuosamente "Bobby", Kennedy sembra ormai lanciatissimo verso quel ruolo che sente come suo di diritto, dopo la tragica morte di suo fratello JFK. L'ultimo giorno di vita di Robert Kennedy, che sarà ucciso da uno squilibrato di origini palestinesi nella notte del 6 giugno, subito dopo aver festeggiato la grande vittoria nelle primarie, ci viene raccontato attraverso i molteplici punti di vista di svariati personaggi che, in quel momento, si trovavano nell'albergo: un vecchio portiere che non si rassegna alla pensione, una giovane ragazza che ha deciso di sposare un coetaneo per non farlo partire per la guerra in Vietnam, una coppia di ricchi newyorkesi in crisi matrimoniale, una bella estetista con marito fedifrago, un manager del personale razzista e arrogante, un cameriere ispanico che vorrebbe andare alla partita di baseball della sua squadra del cuore ma è bloccato dal turno di lavoro, una cantante alcolizzata dalla carriera in declino, uno spacciatore di droga, alcuni volontari dello staff del senatore che litigano tra loro per l'assegnazione dei rispettivi incarichi, un cuoco afroamericano dal buon cuore ed altri ancora. Dramma biografico corale scritto e diretto, con evidente passione e intensa nostalgia, da Emilio Estevez, figlio primogenito dell'attore Martin Sheen e fratello di Charlie Sheen. Estevez ha sempre avuto nel cuore la figura di Robert Kennedy, fin da quando lo incontrò da bambino grazie a suo padre, ed ha covato a lungo l'idea di questo film prima di riuscire a realizzarlo, con l'aiuto decisivo della Weinstein Company e di attori come Anthony Hopkins che, dopo aver letto la sceneggiatura, accettarono come compenso il minimo sindacale previsto pur di consentirne la messa in opera. L'idea di raccontare "Bobby" Kennedy attraverso i dialoghi e la prospettiva di 22 personaggi, le cui storie si intrecciano casualmente nella loro giornata di permanenza nell'albergo (che sarà poi teatro della tragedia), è intrigante quanto ambiziosa; così come è molto ambizioso uno degli evidenti modelli di ispirazione, ovvero il cinema di Altman. E' quasi superfluo evidenziare che il buon Emilio Estevez non sia Robert Altman; tuttavia questa pellicola, sicuramente un po' dispersiva e didascalica in qualche passaggio, è carica di tensione emotiva, di vigore espressivo e di malinconica ammirazione verso l'uomo, il politico ed il mito Robert Kennedy, ma, soprattutto, verso l'America di quegli anni, di cui l'autore riesce perfettamente a catturare l'atmosfera, gli umori e le sensazioni, riportandole nel film con lucido lirismo. Era un'America ancora attraversata da grandi speranze, da utopie e da idealismi, in cui si lottava attivamente con il chiaro obiettivo di poter cambiare le cose. L'omicidio di Robert Kennedy fu sicuramente uno dei colpi di grazia decisivi per la fine del "Sogno Americano". Nel super cast citiamo nomi come Anthony Hopkins, Laurence Fishburne, Helen Hunt, Demi Moore, Sharon Stone, Martin Sheen, Elijah Wood, Heather Graham, Ashton Kutcher, Shia LaBeouf, Lindsay Lohan, William H. Macy, Christian Slater e Mary Elizabeth Winstead. Bella e fortemente evocativa la colonna sonora composta da Mark Isham e accompagnata anche da diverse hits dell'epoca, con un brano che viene cantato da Demi Moore. Passato quasi in sordina negli USA, il film è stato maggiormente apprezzato dalla critica europea (e da quella italiana in particolare), vincendo al Festival di Venezia (dove era in concorso) un apposito premio istituito per i film biografici.
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento