sabato 12 agosto 2023

The Woman (2011) di Lucky McKee

Un avvocato di provincia, Christoper Cleek, vive in una grande casa isolata al limitare di un bosco insieme alla sua famiglia: una moglie succube, una figlia adolescente turbata ed un figlio maschio che lo vede come un modello di ispirazione. Un giorno, durante una battuta di caccia, trova nella foresta una donna selvaggia che vive come un'animale ed ha tendenze cannibali. Christoper la cattura e la tiene segregata in una cantina allo scopo di civilizzarla e coinvolge nell'impresa anche i suoi familiari. Questo cupo e cruento horror di Lucky McKee è tratto dal romanzo omonimo di Jack Ketchum, che ha scritto anche la sceneggiatura insieme al regista, ed è il seguito di Offspring (2009) di Andrew van den Houten, sempre tratto da un romanzo di Ketchum, che racconta le sanguinose "imprese" di una tribù di cannibali che vivono nella foresta in uno stato animalesco. The Woman è un film crudo e disturbante, in cui non viene data alcuna spiegazione o accenno relativo al capitolo precedente (di cui non è affatto necessaria la conoscenza per la piena comprensione della storia) e che va visto sapendo il meno possibile della trama (la mia premessa di sopra basta e avanza per non rovinarsi in alcun modo la visione). E' anche un film a due livelli, che appartiene alla categoria di quegli horror con messaggio incorporato alla Jordan Peele e che risente dei problemi tipici di varie pellicole di questo tipo e con questa ambizione. Dal punto di vista del puro horror è un'opera notevole, macabra, di forte impatto, sorprendente nei suoi colpi di scena, visivamente "sporca" con la sua estetica da b-movie e dal finale difficile da dimenticare per la sua memorabile cattiveria. Non a caso rientra in tutte le classifiche di gradimento, da parte degli appassionati del genere, relative all'anno 2011. I suoi punti deboli derivano invece dalla parte metaforica, che intende veicolare un doppio significato allegorico: uno di matrice femminista, anzi contro il maschilismo tossico e le sue derivazioni misogine, e l'altro di critica sociale alla facciata di normalità provinciale dei così detti "civili". Sotto questo aspetto il film risulta superficiale, grossolano e pretenzioso e non privo di un sensazionalismo manicheo che semplifica con enfasi netta la tesi dell'autore, banalizzando troppo il concetto. In un certo senso i cinefili scafati potranno trovare diverse connessioni ideologiche tra questa pellicola ed il famigerato Cannibal Holocaust (1980) di Ruggero Deodato. Nel cast spicca la performance fisica e ferina di Pollyanna McIntosh, veramente spaventosa nel ruolo della protagonista. Un consiglio: evitate (se possibile) la versione in italiano perchè il doppiaggio è davvero pessimo e conferisce a certe sequenze un senso di ridicolo involontario.

Voto:
voto: 3/5

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