Paul Crewe, ex campione di football americano, finisce in prigione per guida pericolosa in stato di ebrezza. Il viscido direttore del carcere lo convince a guidare, come allenatore e come giocatore, un'improvvisata squadra di detenuti per sfidare in una partita di football la squadra delle guardie carcerarie, ben più forte e preparata. Lo scopo del direttore è quello di infliggere un duro colpo al morale dei prigionieri, attraverso una sconfitta che sembra annunciata. Dopo molte titubanze Crewe accetta, ma ben presto, tra sotterfugi, individualismi e doppi giochi, si rende conto che l'impresa è ancora più ardua di quanto immaginava. Questo duro film sportivo di Robert Aldrich, a metà tra la commedia e il dramma, è un cult che vanta folte schiere di ammiratori e che è attraversato da quello spirito anarchico, dissidente e anti-sistema tipico dell'autore, stavolta declinato attraverso lo schema narrativo di un gruppo di ribelli perdenti costretti a battersi contro l'ordine costituito che ne ha già decretato la sconfitta a priori. La pellicola è un solido mix tra genere carcerario, sportivo e d'azione, in cui il ribellismo dei carcerati esprime il proprio radicale rifiuto dell’autorità (tema pressoché costante nei film di Aldrich) con l'irrisione beffarda e la virile accettazione del prezzo da pagare. Forte della bella colonna sonora di Frank De Vol, di un cast in cui svetta il protagonista Burt Reynolds (accompagnato da James Hampton, Eddie Albert, Ed Lauter e Michael Conrad) e di una regia dinamica che si esalta nelle riprese frenetiche della "battaglia" finale che si combatte sul campo da gioco, il film ebbe un buon successo alla sua uscita, soprattutto di pubblico, ed è diventato rapidamente uno dei titoli di punta dei fans di Aldrich. Ha avuto due remake: L'altra sporca ultima meta (The Longest Yard, 2005) di Peter Segal ed il britannico Mean Machine (2001) di Barry Skolnick, in cui però il football americano viene sostituito dal calcio.
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