In una misteriosa città avvolta dal buio perenne, una specie aliena a cui ci si riferisce come "stranieri" utilizzano gli esseri umani come cavie allo scopo di carpirne il quid che li rende tali. Un uomo colto da amnesia viene inseguito dagli "stranieri" che lo vedono come una minaccia e da uno zelante poliziotto che lo ritiene, a torto, un omicida seriale. Quando questi scopre di possedere straordinari poteri mentali, riuscirà a dare filo da torcere ai suoi persecutori. A metà strada tra fantascienza ed horror, Dark City è un'opera
che ha la sua forza nella dimensione visiva, davvero notevole, per le
sue suggestioni gotico/tecnologiche e per gli scenari
lugubri/futuristici che hanno, evidentemente, influenzato non poco il
più famoso, e successivo, Matrix dei Wachowski. Ma le note di
merito del film si fermano qui perchè la sceneggiatura è debole e le
soluzioni trovate, per dissipare la nebbia di mistero in un finale
inatteso, sono poco plausibili. Alex Proyas ha il "fiato corto" e lo dimostra nei troppi debiti del film verso la fantascienza di Philip K. Dick o verso altre pellicole ben più riuscite come The Truman Show dell'australiano Peter Weir. Il divario tra forma e contenuto è fin troppo evidente in un'opera che cerca costantemente una propria direzione narrativa, senza mai trovarla.
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento