martedì 25 febbraio 2014

Il giustiziere della notte (Death Wish, 1974) di Michael Winner

Paul Kersey, tranquillo architetto newyorkese, vede la sua vita sconvolta da tre violenti balordi che, durante la sua assenza, gli irrompono in casa, stuprano la figlia ed uccidono la moglie. Di fronte all'azione lenta ed incerta dell'autorità giudiziaria, l'uomo si trasforma in uno spietato giustiziere solitario, attraversando di notte le zone malfamate della città a caccia di criminali da abbattere a colpi di pistola. In breve il nostro diventa una leggenda urbana, mettendo in imbarazzo la stessa polizia che cerca in tutti i modi di svelarne l'identità. Thriller furbo, ma ben realizzato, capostipite di quel filone reazionario e giustizialista, diffusosi negli anni '70 in molti strati della popolazione a causa della crescente escalation criminale e della progressiva sfiducia nelle istituzioni. Ebbe una miriade di seguiti (ben quattro!) e cloni di dubbio gusto, influenzando pesantemente il "poliziottesco" italiano. Il duro Bronson si cuce addosso i panni del giustiziere Kersey che poi non riuscirà più a smettere. Film anarchico, crudo e inverosimile, profondamente figlio della sua epoca, che ha segnato un certo immaginario collettivo. Pur nella sua iperbole rude che declina con feroce enfasi espressiva il principio dell'occhio per occhio (atavicamente intrinseco alla cultura americana), resta una tappa fondamentale nella variante poliziesca della giustizia privata. Il film segnò l'esordio cinematografico di Jeff Goldblum nel ruolo di uno dei teppisti assassini. Nonostante il grande successo di pubblico fu generalmente massacrato dalla critica, innescò polemiche e accese molti dibattiti per la sua presunta istigazione alla giustizia sommaria, in barba ai principi basilari degli stati di diritto.

Voto:
voto: 3,5/5

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