martedì 16 febbraio 2016

Il caso Spotlight (Spotlight, 2015) di Thomas McCarthy

L’arrivo di un nuovo direttore al quotidiano “Boston Globe”, nell’estate del 2001, riporta in auge la così detta “Spotlight”, una squadra di giornalisti d’assalto, un tempo famosi per i brillanti servizi investigativi, ormai impelagati in lavori di squallida routine. Sotto la guida del nuovo leader, i coraggiosi membri del team s’impegneranno anima e corpo in un’indagine scottante e scandalosa: gli abusi sessuali, compiuti da diversi sacerdoti della diocesi bostoniana, a danno di minori. Schierandosi apertamente contro il potere millenario della Chiesa cattolica romana, gli impavidi giornalisti intendono dimostrare la connivenza del cardinale Law, e quindi delle alte sfere ecclesiastiche locali, che, pur sapendo dei terribili crimini commessi, hanno scelto di tacere, per insabbiare il caso ed evitare lo scandalo. Eccellente film inchiesta di Thomas McCarthy, sobrio, denso, efficace, capace di analizzare con lucido rigore un tema altamente scottante senza mai perdere equilibrio, senza mai andare troppo sopra le righe, evitando saggiamente il rischio di scadere nel sensazionalismo demagogico o nel populismo anti clericale. Si può dire, senza alcun timore di smentita, che quest’opera di denuncia guarda direttamente alla tradizione del grande cinema americano d’impegno civile degli anni ’70, con particolare riferimento a quello di Alan Pakula. Calibrato e realistico nel racconto, teso nel ritmo nonostante i molti dialoghi e scritto in maniera ineccepibile dallo stesso regista, insieme a Josh Singer, è un solido film d’attori (Mark Ruffalo, Michael Keaton, Liev Schreiber, Rachel McAdams) che qui dimostrano il medesimo affiatamento dei veri giornalisti che costituivano la squadra “Spotlight”. La forza dell’opera risiede tutta nella capacità di equilibrare l’inevitabile veemenza della condanna di un crimine aberrante come la pedofilia, con un assennato senso della misura che consente di andare oltre la patina, ricercando le colpe degli atteggiamenti omertosi tenuti dalle alte sfere ecclesiastiche non solo nella Chiesa, ma anche in certi comportamenti degeneri della società laica. Bandendo ogni facile spettacolarizzazione censoria, questo film affilato penetra nell’essenza del problema e trasuda una vigile indignazione civile, tesa non solo a denunciare, ma ad estirpare in modo definitivo il cancro di un problema così abbietto, bilanciando la pietosa solidarietà per le vittime con l’efficacia dell’inchiesta e la severa risolutezza della condanna. E’ una pellicola importante, classica, a suo modo necessaria per la capacità di ridare smalto ad un tipo di cinema didattico, impegnato, politico, senza alcuna forma di moralismo o di ipocrisia.

Voto:
voto: 4/5

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