Storia vera di Ron Kovic,
tratta dal suo libro autobiografico: nato nel giorno della festa
dell’indipendenza americana e cresciuto nel midwest, in una famiglia del ceto
medio con una rigida educazione cattolica. Partito volontario per il Vietnam e
ritornato a casa paralizzato dalla cintola in giù per una pallottola nella
spina dorsale. Dopo un lungo e doloroso ricovero in un ospedale militare, il
nostro si scontra con la difficile realtà dei reduci della “sporca guerra”, con
l’indifferenza o l’ostilità della gente comune che non comprende il suo
sacrificio, anzi condanna indistintamente tutti coloro che hanno combattuto nel
sud est asiatico. Preda di una profonda depressione, Ron smarrirà presto le sue
illusioni patriottiche, in favore di un aspro risentimento nei confronti del
suo paese che, dopo averlo “usato” e spezzato nel corpo, lo ha abbandonato in
balia del proprio dolore. Dopo aver sfiorato più volte il baratro della
perdizione, il nostro riuscirà a recuperare un senso per la propria vita,
abbracciando la causa del pacifismo e le battaglie civili dei tanti reduci “rinnegati”.
Vigoroso pamphlet antimilitarista che condanna, senza appello, quel fanatismo
ideologico nazionalistico che spinse tanti giovani “innocenti” a partire, e a
morire, nella famigerata guerra del Vietnam, peccato originale di una nazione
in bilico tra imperialismo e culto del successo. Con elevate ambizioni epiche
si erge a tragedia storica assoluta, per condannare la mistica patriottica e la
guerra in generale, facendosi latore di un discorso critico, reso spesso
esagitato da troppa enfasi polemica, sulla politica americana in generale. Come
spesso avviene nel cinema di Oliver Stone, la belligerante vena contestatrice,
intesa a denunciare i complotti del potere e le ingiustizie sociali, finisce
per straripare, diventando pesante retorica populista e perdendo, quindi, in
rigore ed efficacia. Il risultato finale è un film diseguale ed instabile, alla
continua ricerca di scene madri e momenti ad effetto, fin troppo urlato per
risultare realmente pungente. Il divo Tom Cruise smette i panni di icona sexy
delle ragazzine e prova a vestire quelli di vero attore drammatico, ma la sua
interpretazione, costantemente caricata, ha le medesime pecche del film.
L’impegno è tanto, ma non basta. Il film vinse due premi Oscar: miglior
montaggio e miglior regia. Il secondo assegnato con una certa generosità.
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