giovedì 18 febbraio 2016

Il colore dei soldi (The Color of Money, 1986) di Martin Scorsese

Dopo venticinque anni Eddie Felson “lo svelto” ha appeso la stecca al chiodo. Ma una sera vede il giovane Vincent, talentuoso ed arrogante, giocare al biliardo in modo sublime e questo riaccende in lui l’antica fiamma. All’inizio Eddie gli si propone come maestro nel difficile mondo delle scommesse e del gioco d’azzardo, convinto che Vincent sia un cavallo di razza su cui puntare. Ma, ben presto, le due forti personalità si scontreranno e i due si ritroveranno rivali al celebre torneo di biliardo di Atlantic City, a cui partecipano le migliori “stecche” d’America. Per il vecchio leone Eddie è l’occasione per tornare in pista e dimostrare a tutti di essere ancora “lo svelto” di un tempo. Scorsese riprende in mano la storia di Eddie Felson, venticinque anni dopo il fenomenale Lo spaccone del 1961, con questo sequel un po’ fuori tempo massimo che dà spesso la sensazione di essere un progetto “estraneo” rispetto al grande regista italoamericano. Nonostante questo il film ha stile e classe da vendere, malgrado una sceneggiatura non sempre ineccepibile, e trova i suoi momenti migliori nelle straordinarie sequenze di biliardo, riprese dall’autore con alto virtuosismo visivo. Il confronto tra il vecchio maestro cinico ed il giovane allievo scapestrato è un tema ampiamente abusato al cinema e questo tra le due star, Paul Newman e Tom Cruise, non aggiunge nulla di nuovo in tal senso, anzi lo scontro generazionale è trattato in maniera canonica e, tutto sommato, prevedibile. In definitiva ci troviamo di fronte ad una pellicola discreta, sicuramente relegabile come “minore” nell’eccezionale filmografia di Scorsese, che eccelle unicamente per i meriti tecnici e stilistici. Nel cast svetta Newman, a cui il tempo non ha sottratto il fascino ed il carisma dei giorni migliori, mentre Cruise appare troppo esagitato e sempre sopra le righe. Il film ebbe quattro nomination agli Oscar ma vinse solo Paul Newman come miglior attore, premio compensatorio per una luminosa carriera e per altri premi negatigli in passato, invero ben più meritati di questo. Da segnalare l’apparizione, fugace ma molto incisiva, di un giovane Forest Whitaker.

Voto:
voto: 3,5/5

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