Due
uomini, il medico Gordon ed il fotografo Faulkner, si risvegliano in un putrido
locale sotterraneo, entrambi incatenati al muro sui lati opposti della stanza. Sul
pavimento giace riverso il cadavere di un uomo in una pozza di sangue, che
tiene in mano una pistola e, nell’altra, un piccolo registratore di
audiocassette. Presto scopriranno di essere ostaggio di Jigsaw, uno psicopatico
omicida, che organizza macabri “giochi” di morte per punire coloro che non
apprezzano il dono della vita. I due uomini hanno otto ore di tempo perché uno
uccida l’altro, altrimenti moriranno entrambi e, con loro, la famiglia del
dottor Gordon, che è stata sequestrata dal maniaco. Celebre horror sanguinario
del nuovo millennio, in forma di “reality show” e con estetica da videogame. Fu
un grande successo di pubblico e diede origine alla triste deriva del così
detto “torture porn” (ovvero
pellicole in cui la trama è pretestuosa alla messa in scena di sequenze
raccapriccianti, in cui le vittime vengono torturate nei modi più efferati).
Inverosimile nell’assunto e grossolano nella narrazione, è un accumulo
sadomasochistico di sequenze macabre, una morbosa fiera di shock visivi che
puntano sempre allo stomaco dello spettatore. La paura latita e, ben presto,
subentra l’assuefazione al disgusto e rimane solo la noia. Si procede con
frenesia, tra sangue e dolore, verso il celebrato finale a sorpresa,
indubbiamente riuscito, che è anche il momento migliore del film. I fans dello splatter lo hanno adorato e ciò ha dato
vita a ben sei seguiti (!), sempre più eccessivi, assurdi e sgradevoli.
Consigliabile per trascorrere un pomeriggio piovoso, tra amici goliardici
amanti del gore, a patto di lasciare
il cervello a casa.
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