Si
narra la storia vera di Larry Flynt: dalla miserabile infanzia contadina alla
gestione di locali di striptease negli anni ’70, fino a diventare un magnate
del porno con la fondazione della rivista, per soli uomini, “Hustler”. Tra
l’amore tormentato per Althea Leasure, gli innumerevoli guai giudiziari ed un
tragico attentato che lo rende paralitico a vita, Flynt ha condotto una vita
esagerata e spericolata, costantemente sopra le righe, tra successo e
perdizione. Solo un grande regista come Milos Forman poteva trasformare un
biopic, romanzato, sulla vita “scandalosa” di un pornografo in una veemente
arringa in difesa di tutte le libertà: di stampa, di pensiero e di parola,
appellandosi a quegli ideali, cardine delle democrazie occidentali, che,
sebbene impressi a chiare lettere nei codici giuridici, non sempre vengono
applicati in egual misura nella vita quotidiana. E’ questa la vera anima di un
film ambiguo, a tratti sfuggente, che passa di continuo dal tragico al
ridicolo, dall’impegno civile al melodramma, dalla satira di costume
all’apologia contro il moralismo della bigotta società americana. Nonostante
qualche scivolone nella retorica e qualche sentimentalismo di troppo, è
un’opera che ha nerbo e che affronta un tema, solo superficialmente
“scandaloso”, con un’eleganza ed un alto senso drammaturgico che sono i marchi
di fabbrica del grande regista ceco. La sfida testarda e pittoresca di Flynt
contro le istituzioni censorie, in difesa del suo diritto di essere “immorale”,
assume i contorni di una crociata ideologica, messa in scena abilmente tra
comicità surreale e dramma personale. Nel cast, tra Woody Harrelson e Edward
Norton, spicca un’intensa Courtney Love, nei panni di una donna, Althea,
spudorata, innamorata e vulnerabile. Il vero Larry Flynt ha partecipato al film
in un gustoso cameo, nel ruolo del suo “nemico”: il giudice Morrissey.
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