Ad Hrafnsey, regno che sorge sulla costa norvegese nell'anno 895 dC, il re Aurvandil (detto "corvo di guerra") viene ucciso a tradimento in un agguato da suo fratello Fjölnir, che ne usurpa il trono e ne sposa la moglie Gudrun. Il principe Amleth, adolescente figlio di Aurvandil e Gudrun, assiste impotente all'omicidio di suo padre e scampa alla morte per miracolo, dandosi alla fuga e schivando gli sgherri di suo zio, che intendono assassinare anche lui per eliminare tutta la discendenza reale legittima. Dopo molti anni Amleth è diventato un guerriero forte, temerario e implacabile, che uccide i suoi nemici come un animale feroce. Ma non ha dimenticato il suo giuramento di vendicare il padre, salvare sua madre e togliere la vita allo zio traditore. Unendosi alla bionda Olga, una ragazza di origini slave con poteri da maga, torna nella sua terra natia come schiavo e prepara la sua terribile vendetta. Il terzo lungometraggio del talentuoso Robert Eggers, scritto da lui stesso insieme al poeta danese Sjón, è il libero adattamento di uno dei racconti dello storico medievale conosciuto come Saxo Grammaticus (dedicato alle gesta del principe nordico Amleth), da cui trasse ispirazione anche William Shakespeare per scrivere la sua tragedia storica più famosa: "Amleto". Fedele alla sua idea di cinema mitico, cupo, spaventoso e visionario, Eggers realizza un enorme affresco brutale, arcano, primordiale ed oscuro, sotto forma di violenta epopea vichinga che attinge, creativamente, dalle leggende norrene, dalla mitologia nordica, dalla storia medievale e da un'antica iconografia guerriera che sa diventare un affascinante poema per immagini fatto di morte, di sangue, di pulsioni ferine, di passioni inarrestabili, di legami familiari e di granitici ideali, con suggestioni magiche, ammiccamenti fantasy e visioni esoteriche. Radicato tra fango e cielo, corpo e spirito, inferno e Valhalla, tradimento e onore, bestiale e ascetico, questo primo progetto di Robert Eggers realizzato con un alto budget, con grandi attori e sotto la produzione di una potente major (la Universal), riesce a conciliare con saldo equilibrio le esigenze spettacolari di un "peplum" mitologico con l'approccio autoriale, introspettivo ed evocativo tipico del regista. La lavorazione è stata lunga e complessa, sia per l'intransigenza dell'autore nel girare il maggior numero possibile di sequenze in location reali, sia per i ritardi dovuti alla pandemia di covid-19 e sia per le costanti pressioni da parte della produzione atte a rendere l'opera più "semplice" e fruibile per il grande pubblico. Alla fine del tira e molla Eggers è riuscito a farsi valere, ottenendo il rispetto quasi totale della sua visione, accettando però di ridurre la durata della pellicola da 177 a 137 minuti, aggiungendovi qualche scena di azione in più e limando i momenti efferati espliciti (comunque presenti), lasciandoli quasi sempre fuori fuoco. Non male per un cineasta giovane, che ha al suo attivo "solo" 3 film ma è già lanciato verso una carriera fulminante. Nel ricco cast (che annovera Alexander Skarsgård, Nicole Kidman, Anya Taylor-Joy, Claes Bang, Ethan Hawke, Gustav Lindh, Elliott Rose, Willem Dafoe e la cantante Björk) vanno segnalati obbligatoriamente: Skarsgård per la fisicità impressionante, Bang per la caratterizzazione di un villain tridimensionale, la Taylor-Joy per la sua espressività disarmante e la rediviva Kidman, finalmente tornata ai suoi alti livelli recitativi come non si vedeva da tempo. Nonostante la storia sia di una semplicità assoluta, quasi esile nella sua lineare progressione inevitabile, il film ha un'incredibile potenza sia visiva che sonora (e per questo almeno una visione in sala è praticamente obbligatoria), una seconda parte travolgente ed almeno tre sequenze memorabili. Peccato che qualche momento onirico-fantasy risulti un po' kitsch dal punto di vista della resa degli effetti visivi, ma trattasi di peccati veniali.
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