Il famoso investigatore Hercule Poirot incontra il suo giovane amico Bouc durante un viaggio in Egitto e viene da questi invitato a partecipare ad una crociera sul Nilo, in occasione dei festeggiamenti per la luna di miele dei novelli sposi Simon Doyle e Linnet Ridgeway. Simon è un bel giovanotto affascinante ma spiantato, mentre Linnet è una splendida ereditiera, ricca e sensuale. La coppia è intimorita dalla continua apparizione nella loro vita di Jacqueline de Bellefort, ex compagna di Simon e un tempo migliore amica di Linnet, che è carica di rabbia perchè quest'ultima le ha "rubato" il fidanzato, seducendolo in un batter d'occhio durante una festa da ballo a Londra. Bouc è convinto che l'abile Poirot possa essere d'aiuto con il suo rinomato intuito di geniale detective, visto che Jacqueline ha imposto la sua presenza anche sul battello da crociera. E infatti, come nei peggiori timori di Bouc, una tragica catena di omicidi inizia ad avvenire a bordo, scatenando i sospetti sulla ragazza tradita per amore. Ma, a mano a mano che Poirot indaga, la faccenda si rivela ben più intricata del previsto e molti degli invitati, in apparenza impeccabili, rivelano dei lati oscuri imprevisti e dei vecchi conti in sospeso con Linnet Ridgeway. Come al solito sarà compito della brillante mente di Poirot dipanare la misteriosa matassa e far luce sui sanguinosi eventi che funestano il viaggio sul Nilo. Dopo il grande successo al botteghino di Assassinio sull'Orient Express (Murder on the Orient Express, 2017), era quasi inevitabile che Kenneth Branagh tornasse, ancora in veste di regista e attore protagonista, nei panni (e nei baffi) del celebre investigatore belga creato dalla fantasia della leggendaria Agatha Christie. Prodotto ancora dalla 20th Century Studios questo capitolo 2 delle avventure di Poirot è il secondo adattamento per il cinema del romanzo "Poirot sul Nilo", pubblicato dalla Christie nel 1937 e già portato sul grande schermo da John Guillermin con Assassinio sul Nilo (Death on the Nile, 1978), in una pellicola che annoverava attori di grande spessore come Peter Ustinov, David Niven, Angela Lansbury, Mia Farrow e Bette Davis. Il bis di Branagh è un giallo deduttivo sulla falsa riga del fortunato predecessore del 2017: un prodotto hollywoodiano dalla confezione luccicante ma intimamente scialbo, patinato, ammiccante, semplificativo, didascalico, con irritanti concessioni bigotte al politicamente corretto oggi imperante ed un'abbagliante estetica "fake" per inverecondo abuso di CGI. Tutti i difetti del film precedente sono presenti anche in questo, ma qualcosa da salvare dal naufragio c'è ed è molto probabile che chi ha amato il primo capitolo finirà per adorare anche questo. Innanzi tutto c'è un bel prologo in bianco e nero ambientato 20 anni prima, tra le trincee fangose della "Grande Guerra", in cui ci vengono svelate le origini dei pittoreschi baffoni di Poirot. C'è poi più azione, un maggior numero di delitti e di colpi di scena, un Poirot più maturo e tormentato ed un cast di bravi interpreti che annovera (al fianco dell'istrione Branagh) Gal Gadot, Annette Bening, Tom Bateman, Armie Hammer, Emma Mackey, Rose Leslie e Sophie Okonedo (in cui svettano nettamente su tutti gli altri Bateman e la Mackey). Senza annoiare e senza esaltare, il film procede speditamente verso il tragico finale rocambolesco che gli appassionati dei gialli della Christie già conoscono, mantenendosi fedele nello spirito al romanzo, ma aggiungendovi anche una serie di cambiamenti o di invenzioni non da poco, come quelle del personaggio di Bouc (che nel libro non esiste e qui prende idealmente il posto del letterario Tim Allerton, ma con un ruolo notevolmente diverso ed ampliato), di sua madre Euphemia e di Salomé Otterbourne (del tutto stravolta rispetto a quella presente nelle pagine di Agatha Christie). Altre evidenti modifiche da citare riguardano il prologo bellico, l'epilogo "romantico" (del tutto inventati) ed il ruffiano "addolcimento" dei costumi e delle mentalità dell'epoca (la storia si svolge negli anni '30), promuovendo "allegramente" rapporti sentimentali interrazziali o omosessuali, giusto per accaparrarsi la simpatia del pubblico odierno, in accordo al nuovo buonismo imperante a Hollywood in materia di discriminazioni tra razze o generi. Ovviamente vengono anche cancellati del tutto gli elementi che sottintendono la mentalità colonialista della scrittrice, molto evidente nel libro ma del tutto "inconcepibile" in epoca moderna, perchè potrebbe turbare la suscettibilità di qualcuno e, quindi, compromettere gli incassi del film. Insomma trattasi di un adattamento all'acqua di rose, ideologicamente innocuo, concepito per il pubblico mainstream e genuflesso alle logiche del politically correct secondo i canoni hollywoodiani contemporanei, che impongono quasi dogmaticamente la ripulitura ipocrita dei contenuti tacciabili di disparità verso le minoranze. E c'è da attendersi che Kenneth Branagh non si fermerà a questo sequel nella sua rivisitazione edulcorata dell'universo letterario di Agatha Christie.
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