A Gotham City, sordido ricettacolo dei crimini, della corruzione e dei mali del mondo, il giovane Bruce Wayne, erede di un impero finanziario e orfano di padre e di madre che gli sono stati strappati via da una misteriosa mano criminale quando era ancora un bambino, è l'uomo più ricco della città. Con l'aiuto del fedele maggiordomo Alfred, da sempre al servizio della sua potente famiglia e del poliziotto Gordon, uno dei pochi funzionari onesti in un covo di vipere, combatte la delinquenza nelle buie notti metropolitane, indossando il costume del giustiziere mascherato Batman, terrore dei malviventi e icona di vendetta. Alleatosi gioco forza con l'enigmatica ladra Selina (Catwoman), donna sensuale dal passato torbido, Wayne si troverà ad affrontare una violenta battaglia su più fronti: da un lato la Mafia, comandata dal boss Carmine Falcone e dal suo losco tirapiedi Oz detto pinguino, da un altro le molteplici collusioni di questa con il potere politico e le forza di polizia, e da un altro ancora un diabolico nemico inafferrabile e ingegnoso, che si fa chiamare Enigmista, che sta uccidendo uno ad uno diversi esponenti simbolici del sistema corrotto che da anni sorregge la città del peccato. Quando è stato annunciato, nel 2019, questo ennesimo reboot di Batman, targato Warner Bros, diretto da Matt Reeves e con Robert Pattinson (ex idolo delle ragazzine della saga di Twilight) attore protagonista, sono stati in molti a chiedersi se fosse davvero necessario dopo le numerose pellicole già dedicate, nel corso degli anni, al celebre "cavaliere oscuro" della DC Comics, alcune delle quali indubbiamente riuscite. Allo stesso modo sono stati in tanti a indossare il costume dell'uomo pipistrello, con alterne fortune, da Michael Keaton a Val Kilmer, da George Clooney a Christian Bale, fino al più recente Ben Affleck, e la scelta di Robert Pattinson destava non poche perplessità. Alla fine dei conti, guardando questo lungo film di quasi tre ore, bisogna dire che il risultato è complessivamente decoroso, niente affatto fallimentare come alcuni temevano e sicuramente superiore ad alcune istanze dimenticabili come quelle di Joel Schumacher del 1995 e del 1997. Reeves, che ha anche scritto la sceneggiatura insieme a Peter Craig, sceglie un approccio visivo e concettuale da noir oscuro, sia per le atmosfere totalmente dark, sia per la fotografia cupa, sia per le ambientazioni di tetra decadenza morale (in cui la persistenza della pioggia costituisce un ulteriore tassello suggestivo che rimanda ai thriller di David Fincher). Pur mettendo in campo simultaneamente una vasta pletora di antagonisti e alleati (Carmine Falcone, il Pinguino, l'Enigmista e Catwoman), oltre a quelli storici e immancabili del fido Alfred e del detective Gordon, il regista pone sempre al centro della scena il personaggio di Batman (che surclassa, in tal senso, anche il suo alter ego Bruce Wayne), offrendocene una versione più tormentata e più introspettiva del solito. Bisogna anche dire che Robert Pattinson se la cava egregiamente, soprattutto quando indossa l'iconico costume del vigilante mascherato, sgombrando definitivamente il campo dalle non poche preoccupazioni iniziali su un clamoroso miscasting. Dal punto di vista del cast, a brillare maggiormente è la sinuosa Catwoman dell'ottima Zoë Kravitz, che buca lo schermo con il suo sguardo intenso e con le sue movenze feline, ma che non rinuncia a mostrare anche una sensibile fragilità tutta femminile, pur nei panni attillati dell'ambigua ladra eroina che abbiamo imparato ad amare dai fumetti. Sono di accettabile livello anche le prove di uno schizofrenico Paul Dano nel ruolo dell'Enigmista e di Andy Serkis, una volta tanto in scena con il suo vero aspetto e senza performance capture, che ci regala un Alfred paterno e di grande carica umana. Il bravo John Turturro si diverte a gigioneggiare in veste di boss mafioso, mentre è praticamente irriconoscibile Colin Farrell sotto i molti strati di trucco prostetico necessari a farlo diventare lo sgradevole (in tutti i sensi) Pinguino. Sorge spontanea la domanda se non sarebbe stato il caso di scegliere un attore fisicamente più consono al ruolo, come il Danny De Vito del film di Tim Burton del 1992. Ovviamente non tutto quadra e non tutti i conti tornano nel modo giusto: il film è eccessivamente dilatato, alcuni personaggi sembrano messi lì per caso, altri sono forzatamente eccessivi ed un inevitabile senso di già visto affiora impietosamente in diversi passaggi. Ma la pellicola regge dignitosamente fino alla fine, cerca di ritagliarsi un punto di vista "nuovo" e fortemente caratterizzato, e sa regalarci alcuni momenti notevoli come l'inseguimento in contromano sull'autostrada o il momento "romantico" tra Batman e Catwoman, con le rispettive ombre che si stagliano contro la luce cadente del tramonto in cima al grattacielo. E visto l'epilogo, gli incassi soddisfacenti ed i buoni riscontri di critica generalmente ottenuti, c'è da giurarci che non è affatto finita qui.
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