La giovane Thelma, ragazza di provincia norvegese cresciuta in una famiglia rigidamente cattolica, si trasferisce ad Oslo per frequentare l'Università. Schiva e poco integrata, incontra Anja, una coetanea ben più spigliata, con cui nasce qualcosa che sembra più di un'amicizia. Ma le sue esperienze giovanili vengono turbate da una serie di attacchi epilettici, che la spingono a fare degli esami clinici sempre più invasivi, tenendo però all'oscuro della cosa gli apprensivi genitori che la chiamano ogni giorno al telefono. Mentre i medici brancolano nel buio alla ricerca del problema che affligge la ragazza, Thelma inizia a ricordare oscuri frammenti della sua infanzia e si rende conto di avere un enorme e pericoloso potere, nascosto da qualche parte, nel profondo del suo inconscio. Un potere che non riesce a controllare e che, quando si manifesta, può fare del male alle persone che le stanno intorno. Il quarto lungometraggio di Joachim Trier, che lo ha anche scritto insieme a Eskil Vogt, è un thriller paranormale dallo stile algido e dalle atmosfere intrinsecamente inquietanti, tutto giocato sul filo delle suggestioni psicologiche e di un cupo senso di mistero che, senza ricorrere a spettacolarizzazioni esplicite o a indulgenze macabre, riesce a catturare lo spettatore per tutta la sua durata. Il modello di riferimento immediato e obbligatorio è, ovviamente, Carrie (1976) di Brian De Palma che ha fortemente segnato, in maniera potente, l'immaginario cinematografico in materia di poteri extrasensoriali, elementi soprannaturali e processo di crescita adolescenziale. Ma il film del regista norvegese nato a Copenaghen si differenzia presto dalla pellicola di culto dell'autore italoamericano e riesce a seguire un proprio sentiero narrativo indipendente ed una personalità tutta sua. La magnifica sequenza iniziale, angosciante ed emblematica, ambientata nell'abbacinante bellezza austera dei glaciali paesaggi nordici, contiene già, a livello seminale, l'essenza di ciò che vedremo in seguito e la prospettiva nella soggettiva della protagonista (egregiamente interpretata da Eili Harboe) ci immerge totalmente nel suo mondo tormentato ed enigmatico. E' molto interessante come Trier riesca felicemente a mescolare gli aspetti sovrannaturali che virano nell'horror, con i sensi di colpa, i traumi del passato, il doloroso passaggio verso l'età adulta con tutto il suo carico di turbamenti, patemi e desiderio di emancipazione (sia sessuale che esistenziale), senza dimenticare l'aspetto religioso, ovvero di come un'educazione segnata dal fanatismo cattolico possa rivelarsi pericolosa per la sua carica repressiva che opprime la libertà individuale. Utilizzando il linguaggio codificato del cinema di genere, la pellicola si apre a molteplici spunti di riflessione, declinando una parafrasi metaforica sul conflitto tra potere e devozione, alienazione e ribellione, percorso di formazione e crudeltà connaturata allo stesso, fede e libero arbitrio. L'opera ha ottenuto buoni riscontri di critica a livello internazionale ed ha mancato di un soffio l'ingresso nella cinquina finale in lizza per l'Oscar al miglior film straniero nel 2018.
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento