mercoledì 13 aprile 2022

Ennio (2021) di Giuseppe Tornatore

In questo documentario schietto, vibrante, minuzioso, intenso e talvolta commovente, il regista siciliano Giuseppe Tornatore celebra, omaggia e racconta vita ed opere principali di una leggenda del cinema mondiale, conosciuto e amato a tutte le latitudini: il Maestro Ennio Morricone, compositore geniale e prolifico che ci ha purtroppo lasciato nel 2020, ma che gode ormai da tempo (come tutti i grandi artisti) del privilegio dell'immortalità, attraverso le sue straordinarie colonne sonore che hanno emozionato, accompagnato ed "allevato" almeno 5 generazioni diverse. Attraverso una carriera lunga e memorabile, iniziata nel 1961 con Il federale di Luciano Salce e conclusa nel 2016 con La corrispondenza di Giuseppe Tornatore, Morricone, che ha musicato circa 500 film, si è rapidamente imposto all'attenzione mondiale per il suo immenso talento, per il suo stile inconfondibile, per la sua capacità unica di creare un connubio iconico tra musica e immagini, per la sua longevità, per la sua prolificità (nell'anno 1972 riuscì a scrivere le colonne sonore per ben 26 pellicole, stabilendo il proprio record personale) e per la sua incredibile versatilità che, in una filmografia smisurata che ha ricoperto un arco di 55 anni, lo ha portato a spaziare tra canzoni, melodie sublimi, musica per orchestra, composizioni colte, sperimentazioni ardite, motivetti popolari, utilizzo polifonico di rumori, suoni di ogni tipo o delle voci (soprattutto femminili) a mo' di strumento, mescolando insieme (con poesia, creatività e genialità) sacro e profano, alto e basso, ermetico e immediato, astratto e concreto. Sono in molti, tra esperti o addetti ai lavori, a ritenere Morricone come uno dei compositori più grandi, originali, innovativi, importanti e influenti del secolo passato (e non solo in riferimento alla ristretta "nicchia" delle colonne sonore); nonché uno di quei pochissimi che hanno avuto il merito di elevare definitivamente la musica da cinema ad un rango nobile e superiore, il giusto compendio pratico tra la musica classica e quella popolare. Uomo schivo, riservato, timido, di poche parole e di mille idee, sempre lontano dai riflettori e dalle mode del jet set, a volte burbero e a volte tenero per la sua naturale ritrosia protettiva nei confronti del suo mondo, fatto di note, lavoro e affetti familiari, Morricone ha lavorato con moltissimi registi: con alcuni ha creato un connubio iconografico imperituro (le sue colonne sonore per i western di Sergio Leone sono ormai a pieno diritto patrimonio dell'umanità), con altri ha avuto rapporti conflittuali, con altri ancora ha stretto un forte legame, anche umano, e tra questi c'è sicuramente Giuseppe Tornatore, entrato nelle grazie del Maestro fin da subito, da quei memorabili temi da lui scritti per Nuovo Cinema Paradiso (1988), dando inizio ad un sodalizio artistico ed affettivo durato per 30 anni, con ben 11 film realizzati insieme. Non è quindi un caso che proprio Tornatore abbia deciso di realizzare questo film trasudante affetto e devozione, esattamente un anno dopo la morte del Maestro, raccontandocelo attraverso una lunga serie di immagini, aneddoti, filmati di repertorio, stralci storici ed interviste a tutto tondo, che vedono protagonisti Ennio Morricone in primis, ripreso nell'intimità protettiva della sua casa romana, dove ha sempre vissuto con l'adorata moglie Maria (sua musa e compagna di vita), e poi una folta schiera di registi, musicisti, scrittori, attori, compositori, intellettuali, ammiratori ed addetti ai lavori che hanno avuto a che fare con lui. Il risultato finale è un racconto intimo e sincero, celebrativo ma non agiografico, povero di retorica e ricco di sfumature, molto attento a cercare di "catturare" l'uomo oltre che l'artista, pur rispettandone sempre la celebre pudica riservatezza. E' un film lungo ma agile, che sa regalare brividi sinceri ed emozioni nostalgiche, ed è ricco di notizie, curiosità ed informazioni che potranno insegnare qualcosina anche al più esperto conoscitore del Maestro. Ben scritto, ben montato e diretto con tocco morbido e amore deferente da Tornatore, è una emozionante cavalcata attraverso 55 anni di carriera e di musiche leggendarie, entrate a pieno diritto nella memoria collettiva e nel bagaglio emozionale dei tantissimi che hanno amato l'Ennio nazionale, eleggendo questo o quello, tra i suoi tanti temi, come colonna sonora di qualche frammento della propria vita. Forse il più evidente punto debole di questo documentario è quello di riservare troppo poco spazio ai piccoli tesori nascosti, alle numerose composizioni di nicchia scritte dal Maestro, meno conosciute dal grande pubblico, ma ugualmente sublimi e preziose. Ma è anche vero che, per esplorare adeguatamente anche quella parte dell'oceanico lavoro di Morricone, la durata della pellicola sarebbe diventata troppo eccessiva per i moderni canoni di distribuzione in sala. Tra i tanti che vengono intervistati nel documentario, oltre a Morricone e Tornatore, citiamo: Bruce Springsteen, Quentin Tarantino, Clint Eastwood, Sergio Leone, Hans Zimmer, John Williams, Dario Argento, Bernardo Bertolucci, Liliana Cavani, Elio Petri, Gillo Pontecorvo, Nicola Piovani, Pat Metheny. Per quanto riguarda i momenti salienti della narrazione ricordiamo: gli inizi giovanili da trombettista, gli studi al conservatorio, il complesso rapporto con il suo maestro Goffredo Petrassi (austero compositore da cui Morricone ha sempre inconsciamente cercato un segno di approvazione), il sofferto "tradimento" con il passaggio alla musica da cinema, il suo rivoluzionario contributo come arrangiatore nella musica leggera italiana, il successo con gli spaghetti western, i primi importanti film americani, le tante delusioni agli Oscar tra cui lo "scippo" clamoroso subito per la mitica colonna sonora di Mission (The Mission, 1986) di Roland Joffé, i tanti riconoscimenti internazionali, i concerti, gli scacchi, la passione per le sperimentazioni musicali, i due Oscar "riparatori" finalmente assegnatigli dall'Academy Awards, il rapporto con Tornatore, con Leone, con Petri e con altri grandi registi, la mancata collaborazione con Kubrick, gli scambi epistolari con Terrence Malick, l'amore per la moglie Maria e, ovviamente, l'ingresso del "ciclone" Tarantino nella sua vita riservata. Fa piacere notare come il documentario ha avuto un buon riscontro al botteghino, facendo registrare una notevole affluenza di pubblico nelle sale dove è stato proiettato, con una larga percentuale di giovani e giovanissimi. E' questo un ulteriore segno della grandezza universale e trasversale di un genio assoluto come Morricone, capace di unire, sotto il segno della sua "musica degli dei", epoche, culture e generazioni diverse, utilizzando il linguaggio poetico delle emozioni.

Voto:
voto: 4/5

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