Quattro episodi per quattro grandi Maestri del cinema italiano, ognuno di questi è liberamente ispirato ad una novella di Giovanni Boccaccio. Il filo conduttore della pellicola è il sesso, in un momento storico in cui la nostra società era attraversata da profondi cambiamenti economici, culturali e di costume per l'avvento del boom economico e l'influsso di nuovi fermenti liberali provenienti dai paesi anglosassoni o dalla vicina Francia. Il primo episodio è "Renzo e Luciana" di Mario Monicelli con Marisa Solinas: due freschi sposini non riescono a conciliare le esigenze di intimità con i massacranti ritmi lavorativi imposti dalla vita moderna. Il secondo è "Le tentazioni del dottor Antonio" di Federico Fellini con Peppino De Filippo e Anita Ekberg: un pedante moralista intransigente, che vede ovunque il peccato e combatte una personale crociata contro la lussuria, diventa ossessionato dalla procace bionda che campeggia in bella mostra da un maxi manifesto pubblicitario per sponsorizzare una marca di latte. All'inizio cerca di far bandire l'immagine provocante, poi inizia a sognare la bionda tutte le notti e a vederla comparire sotto forma di maliziosa allucinazione, fino a perdere il senno. L'episodio tre è "Il lavoro" di Luchino Visconti con Tomas Milian e Romy Schneider: la bella moglie di un conte, spudorato seduttore coinvolto in uno scandalo sessuale con ragazze squillo, pretende di essere pagata dal marito fedifrago per ogni sua prestazione sessuale. Il quarto episodio è "La riffa" di Vittorio De Sica con Sophia Loren: la bella Zoe, maggiorata titolare di un baraccone di tiro a segno, decide di mettere in palio le sue grazie come premio di una lotteria clandestina, allo scopo di incrementare i miseri guadagni. L'iniziativa ha un successo straordinario, ma il biglietto vincente finisce ad un prete. Boccaccio '70 è un collage gradevole, spudorato e divertente, un brioso puzzle di quadretti di costume, caricature bizzarre, sospeso tra il grottesco compiaciuto e l'esilarante satira contro ipocrisie e pregiudizi sociali del "belpaese". Equilibrio ed omogeneità latitano ampiamente (ma questo è quasi inevitabile trattandosi di registi diversi) in questo spigliato progetto ideato dalla fertile mente di Cesare Zavattini, che trova il suo apice nell'episodio di Fellini (senza dubbio il migliore): una sorta di divertita presa in giro dei perbenisti borghesi, con tocchi di autoironia rivolti a citare e celebrare sè stesso (a cominciare dalla presenza dalla sua giunonica "musa" Anita Ekberg, che ammicca ripetutamente al suo personaggio de La dolce vita). Straordinarie le sequenze oniriche girate all'EUR, con la visione della Ekberg inseguita da un bravissimo Peppino De Filippo, che, nelle mani del Maestro di Rimini, sembra davvero un altro attore. Nella versione estera del film l'episodio di Monicelli venne tagliato e gli altri tre registi, per protesta e solidarietà verso il collega, si rifiutarono di presenziare alla proiezione della pellicola effettuata in anteprima al Festival di Cannes.
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