lunedì 12 luglio 2021

Zeder (1983) di Pupi Avati

Stefano, giovane scrittore bolognese, riceve in regalo da sua moglie Alessandra una macchina da scrivere usata recuperata al banco dei pegni. Esaminando il marchio dei caratteri incisi sul vecchio nastro, Stefano decifra un misterioso messaggio che lo porta in contatto con una storia inquietante, secondo la quale uno scienziato alchimista vissuto negli anni '50, di nome Paolo Zeder, avrebbe scoperto dei siti denominati "terreni K" che hanno il potere di riportare in vita i cadaveri che vi vengono seppelliti. Appassionati dal caso, Stefano e sua moglie si mettono sulle tracce di Luigi Costa, un prete spretato dall'oscuro passato, e arrivano nella necropoli di Spina, in provincia di Ferrara, dove si dovrebbero trovare alcuni dei fantomatici "siti K". Qui si rendono conto di non essere i soli a cercarli e la loro indagine inizia a costellarsi di pericoli e di morti violente. Angoscioso horror mistery di Pupi Avati, scritto dal regista insieme al fratello Antonio ed a Maurizio Costanzo, è una nuova riuscita incursione dell'autore emiliano nel genere da lui particolarmente amato e nel quale si è sovente cimentato durante la sua lunga carriera, con risultati eccellenti. Anche stavolta ci troviamo di fronte ad un horror atipico, un horror alla Avati, fondato sulle atmosfere tetre e sul senso di minaccia nascosto più che sugli effetti truci e forte del contrasto stridente tra le ambientazioni prevalentemente solari e provinciali della bassa padana e l'oscurità della materia narrativa. Non tutto convince in una trama un po' macchinosa, ma il film avvince, ha delle memorabili sequenze spaventose, un prologo agghiacciante ambientato in Francia negli anni '50 ed un epilogo di forte impatto. Per gli amanti del "gotico padano" di Avati è ovviamente imperdibile, ma potrebbe piacere anche a tutti coloro che cercano pellicole di paura non convenzionali, ambientate in scenari di tranquillizzante quotidianità popolare. Nel cast il protagonista Gabriele Lavia è un po' troppo rigido nella sua recitazione teatrale, l'algerina Anne Canovas è di una bellezza solare e i più efficaci risultano Cesare Barbetti e Carlo Schincaglia nei panni di Don Luigi Costa (il prete spretato). Provare per credere. 
 
Voto:
voto: 3,5/5

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