La giovane Dani soffre per i disturbi psicologici della sorella bipolare che cerca spesso il suo aiuto con chiamate e messaggi preoccupanti, ma che lei scambia per morbose richieste di attenzione. Le sue convinzioni sono rafforzate dai discorsi del fidanzato Christian, che sembra premuroso e prodigo di consigli ma che in realtà vorrebbe rompere con lei e non ha il coraggio di dirglielo. La situazione familiare di Dani precipita in tragedia e lei si sente in colpa per averla evidentemente sottovalutata. Christian decide di invitarla per un viaggio in un remoto villaggio bucolico svedese insieme ad alcuni amici, in cui il gruppo di americani si aggrega alla strana comunità locale che vive all'insegna di arcani rituali sospesi tra il paganesimo e una forma di misticismo tribale che celebra la natura nelle sue forze più selvagge. Gli amici di Dani vogliono effettuare degli studi antropologici sugli abitanti del luogo, che si preparano ad una festa che occorre ogni 90 anni in onore del solstizio d'estate. Ben presto gli eventi assumeranno una piega sinistra e i riti dei nativi del villaggio riveleranno il loro lato inquietante. Il secondo lungometraggio di Ari Aster è un film lungo e teso, a tratti disturbante nei contenuti ideologici e nelle scene macabre, un folk horror ansiogeno e lisergico attraversato da sequenze shock, malia oscura e momenti di straniante ironia nera che ammiccano alla parodia metaforica e che svelano, tra le righe, il vero intento del regista: tratteggiare una cupa parabola, a due livelli, sulla natura umana e sugli orrori indicibili che albergano in essa. Mescolando esoterismo tetro, riti pagani, violenza primordiale e oscure pratiche ancestrali che rimandano alla sanguinaria tradizione celtica, l'autore mette in scena un horror tutto girato alla luce del sole, che viaggia sul contrasto tra l'abbacinante bellezza della campagna scandinava nel periodo in cui il sole non tramonta mai e il truce incubo di sangue con cui i protagonisti dovranno gioco forza fare i conti. La descrizione (molto dettagliata) dei due microcosmi umani che vengono messi a confronto (il gruppo di turisti americani e l'amena comunità svedese che obbedisce ad antiche leggi di brutale misticismo) pone l'accento sulle differenze ma, soprattutto, sugli aspetti comuni: se infatti la violenza dei nativi nasce da una fede di natura primordiale che si tramanda da generazioni, quella dei "civilizzati" ragazzi statunitensi è meno esplicita ma più subdola nel suo sottobosco di falsità, ipocrisie, immoralità celate, tradimenti ed egoismi. In tal senso non è scorretto affermare che il regista sia ben più critico verso la società americana (di cui mette in evidenza famiglie disfunzionali, rapporti ingannevoli e mancanza di empatia) rispetto alla inquietante comunità rurale svedese, la cui selvaggia purezza, sostenuta da un dogmatismo primitivo, appare tanto crudele quanto asettica, e sostenuto da uno spirito di collettivismo insano ma anche solido. Il cuore e il perno della vicenda risiedono nella protagonista Dani, interpretata magnificamente dalla bravissima Florence Pugh, attrice rivelazione degli ultimi anni sicuramente destinata ad una sfavillante carriera. La sua progressiva trasformazione, sia interiore che esteriore, sembra quasi suggerire il recupero di una dimensione esistenziale che guarda ai miti ancestrali e alla forza dell'istinto, come risposta alla deriva sociale dei modelli di vita occidentali, prigionieri di un materialismo spersonalizzante, obnubilati dalle leggi rapaci del consumismo e incapaci di vivere in reciproca armonia con i propri simili e con la natura. Il tentativo di connubio tra il cinema di genere e quello d'autore è in buona parte riuscito, in un film che però risulta a tratti un po' prolisso e dilatato, distogliendo l'attenzione dello spettatore dal senso intimo della storia. La pellicola lascia dentro, a fine visione, un senso di disagio con il suo epilogo di ambigua catarsi tragica, e questo lo rende un'opera decisamente interessante e sopra la media dei suoi simili. Anche gli appassionati dell'horror puro troveranno pane per i loro denti in alcune sequenze di forte impatto, realizzate con immagini di oscura suggestione onirica e con efficaci effetti visivi.
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