domenica 4 luglio 2021

I ragazzi di via Panisperna (1988) di Gianni Amelio

Nel 1930 un gruppo di giovani fisici italiani, menti brillanti, ambiziose e affamate di scoperte, condividono un percorso professionale e di vita in comune, oltre che la medesima base operativa: l'istituto di Fisica di Via Panisperna a Roma. Fanno parte del gruppo, guidato da Enrico Fermi, Ettore Majorana, Bruno Pontecorvo, Edoardo Amaldi ed Emilio Segré. Tra entusiasmi, divergenze, speranze, delusioni, scherzi goliardici, incompatibilità di vedute, successi e scontri caratteriali, gli studi e le scoperte del team porranno le basi teoriche per la nascita della fisica nucleare, cambiando il mondo per sempre. Ma in meglio o in peggio? Il cuore intimo di questo dramma biografico di Gianni Amelio (scritto dal regista insieme a Vincenzo Cerami e Alessandro Sermoneta) sembra risiedere proprio in questa implicita e cruciale domanda. A cui l'autore non fornisce una risposta esplicita ma lascia giudicare lo spettatore, limitandosi a raccontare i fatti attraverso una magnifica ricostruzione ambientale ed un registro narrativo che è più interessato all'aspetto umano che a quello scientifico divulgativo. Onore al merito per il bravo Amelio che è riuscito a rendere interessante e sottilmente polemico un film che parla di argomenti complessi, ostici, generalmente incomprensibili per lo spettatore medio, evitando brillantemente le pesantezze accademiche, gli sproloqui tecnici e l'agiografia di Fermi o di ciascuno dei celebri fisici protagonisti. Forte di una regia asciutta e di un cast perfettamente funzionale, tra cui segnaliamo Andrea Prodan, Ennio Fantastichini, Giovanni Romani, Laura Morante, Virna Lisi, Sabina Guzzanti e Mario Adorf, il film rende protagonista principale Ettore Majorana e pone al centro della vicenda il suo rapporto conflittuale con il mentore Enrico Fermi, dovuto al diverso carattere e conseguente approccio comportamentale rispetto alle scoperte scientifiche. Majorana  appare infatti perfettamente consapevole (e preoccupato) dell'enorme potere (e inevitabile pericolo) insito nei loro studi, specialmente se questi dovessero finire (come poi puntualmente accaduto) nelle "mani sbagliate", mettendo così in scena la pesante questione etica sottesa alla questione. In questo modo lo scontro tra Majorana e Fermi diventa la metafora di quello tra morale e progresso, una questione che verrà "risolta" dal più pragmatico e flessibile Fermi, che emigrerà in America, consegnerà idealmente le scoperte del suo team al governo statunitense, ponendo le basi per la costruzione delle armi nucleari. Viceversa Majorana, purista, idealista e animato da valori umanistici poco compatibili con l'ambizione delle società capitalistiche, finirà relegato in sordina, venendo presto dimenticato e sparendo poi misteriosamente in un epilogo che stinge nel giallo. Esistono due versioni del film: quella cinematografica (uscita in sala) di 123 minuti e quella estesa (trasmessa in televisione) di 180 minuti.

Voto:
voto: 4/5

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