venerdì 30 luglio 2021

A Classic Horror Story (2021) di Roberto De Feo, Paolo Strippoli

Cinque persone viaggiano in un camper attraverso le zone boscose dell'Appennino calabrese. Fabrizio, giovane studente di cinema, è il conducente e proprietario del veicolo. Gli altri, che si sono aggregati utilizzando un'applicazione di car-pooling, sono una giovane coppia di turisti, un medico scontroso e una ragazza (Elisa) che ha appena scoperto di essere incinta e sta raggiungendo la sua famiglia per interrompere la gravidanza. A causa di un incidente stradale rimangono bloccati in una remota regione montana, priva di segnale per i telefoni cellulari. Al calare della notte decidono di ripararsi in una strana casa posta in una radura nel cuore del bosco. Sarà l'inizio di un incubo. Stravagante e interessante lungometraggio della coppia di giovani registi De Feo-Strippoli, prodotto e distribuito da Netflix sulla sua piattaforma di streaming. E' ascrivibile al particolare sottogenere denominato folk horror (che ebbe il suo più autorevole capostipite in The Wicker Man (1973) di Robin Hardy), contaminandolo con parossistica esasperazione con un citazionismo spudorato (tra i riferimenti più ovvi possiamo ricordare Midsommar - Il villaggio dei dannati (Midsommar, 2019) di Ari Aster, La casa (The evil dead, 1981) di Sam Raimi e Quella casa nel bosco (The Cabin in the Woods, 2011) di Drew Goddard), con un utilizzo beffardo del metacinema, con atmosfere che guardano al postmodernismo degli anni '90 e con un'ironia sarcastica che pone l'accento sulla lunga crisi del cinema horror italiano e sulle "cattive abitudini" degli spettatori, spesso prevenuti, sommari e conformisti nei giudizi. C'è molto e forse troppo in questo straniante horror nostrano, che alterna sequenze macabre a momenti semiseri il cui intento finale è quello di prendere in giro sè stesso e il pubblico, allo scopo di indurre una riflessione derisoria (ma la vera domanda è: quanti tra gli spettatori si renderanno conto che si sta parlando anche di loro e faranno eventuale auto-ammenda?). Esteticamente pregevole, ma non privo di qualche involontario scivolone nel trash folcloristico, va a pescare nel ricco materiale delle tradizioni locali per cucirsi addosso, sardonicamente, un'aura mitologica (la leggenda di Osso, Mastrosso e Carcagnosso, i tre fantomatici fratelli e cavalieri spagnoli che, fuggiti in esilio nel sud Italia, avrebbero fondato le tre principali organizzazioni mafiose: mafia, camorra e 'ndrangheta). Lo scopo caustico degli autori è evidente fin dal titolo, in antifrasi con un film che è tutto tranne che "classico". Nel cast spicca la protagonista, Matilda Lutz, molto bella e molto brava. Efficace l'utilizzo musicale antitetico di popolari hits italiane associate a sequenze horror scioccanti e particolarmente suggestivo il finale (che sembra alludere vagamente a metafore sulla natalità).

Voto:
voto: 3/5

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