domenica 4 luglio 2021

Il primo uomo (Le premier homme, 2011) di Gianni Amelio

Dal romanzo omonimo e autobiografico di Albert Camus, pubblicato postumo dalla figlia Catherine 34 anni dopo la tragica morte per incidente stradale dello scrittore, dopo un lungo lavoro di ricostruzione filologica eseguito sulla prima stesura (incompleta) che fu rinvenuta tra i rottami dell'auto insieme al corpo del compianto narratore franco-algerino. Il protagonista Jacques Cormery (alter ego letterario di Camus) torna nella nativa Algeria per visitare la madre e alla ricerca di tracce del padre, morto durante la "grande guerra". Il suo rientro in patria coincide con la dolorosa guerra civile per l'indipendenza algerina dalla Francia, segnata da attentati sanguinari e repressioni violente, che contrastano con le idee liberali di Jacques, che anela ad una possibile convivenza pacifica tra arabi e francesi. Immersa in questa tragica realtà egli rivive con la memoria i giorni della sua infanzia segnata dalla miseria, i cari ricordi, le tradizioni locali, gli amici perduti, i suoi sogni e le sue speranze. Da questo viaggio emotivo all'indietro nel tempo emerge la figura idealizzata del "primo uomo", quello che potrebbe nascondersi in ognuno di noi, quello che potrebbe cambiare le cose per costruire un mondo diverso. E migliore. Struggente e appassionato dramma biografico di Gianni Amelio, che realizza uno dei suoi film più importanti e riusciti, un affresco intimo di forte impegno civile e di malinconico fascino evocativo, carico di simboli potenti, immagini pregnanti, suggestioni nostalgiche, vibrante umanità e profondi valori etici, senza retorica o effettismi patetici ma all'insegna di una nobile e dignitosa umiltà. E' un film della memoria e sulla memoria, le cui figure archetipe vibrano fortemente nell'animo degli spettatori con la forza ancestrale dei sentimenti puri e dei ricordi infantili, utilizzando un linguaggio essenziale e universale. Pur rispettando notevolmente il romanzo di Camus, l'autore riesce a far sua la vicenda stabilendo una forte connessione emotiva tra la sua infanzia calabrese e quella algerina dello scrittore, attuando uno straordinario processo di affinità, immedesimazione e reciproca fusione, che riesce a produrre un perfetto distillato di puro cinema, fatto di immagini memorabili, suoni, sguardi, silenzi, elementi naturali, riflessioni esistenziali, un piccolo mondo intimo che è, allo stesso tempo, ricettacolo di grandi sogni e scrigno di ricordi da proteggere con amorevole pudicizia. Bravissimi tutti gli interpreti, con menzione speciale per il piccolo Jacques Gamblin e la nostra Maya Sansa nel ruolo della giovane madre. E' un film raffinato e impegnato, una mirabile fusione tra sentimento e politica, passione e delicatezza, con un piede nel passato e uno sguardo al presente, fertile sovrapposizione tra due autobiografie e due personalità artistiche per cercare la grande Storia universale all'interno di una semplice vicenda individuale. Incredibilmente snobbato dalla critica e dal pubblico italiano alla sua uscita, è, invece, un autentico gioiello da non perdere.
 
Voto:
voto: 4,5/5

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