Mona Lisa Lee è una giovane asiatica chiusa in una clinica psichiatrica di New Orleans, costantemente sedata e bloccata da una camicia di forza. In una notte di plenilunio in cui un'eclissi tinge la luna di toni vermigli, la ragazza si ridesta e prende coscienza dei suoi poteri telepatici che le consentono di manipolare con la forza della mente cose e persone. Grazie ad essi Lisa evade dal manicomio prigione e si disperde tra le luci, i colori, i suoni, le strade e la vita del caratteristico quartiere creolo della grande città della Louisiana. Curiosa, affascinata e disorientata, la nostra s'imbatte in diversi personaggi, tra cui la stripper Bonnie Belle, donna tosta e pragmatica con un figlio da crescere, che l'accoglie in casa e intuisce subito come sfruttarne il grande potenziale. Ma uno zelante detective segue le tracce della fuggitiva come un segugio ed è pronto a rovinare i piani di Bonnie. Il terzo lungometraggio della talentuosa Ana Lily Amirpour, britannica di origini iraniane, da lei scritto e diretto, è un thriller avventuroso fantastico di grande pregio estetico, visivamente abbagliante, di ammaliante stilizzazione figurativa e coerentemente in linea con l'idea di cinema dell'autrice: un vivace caleidoscopio di generi, suggestioni, citazioni e influenze per generare un ibrido accattivante, declinato al femminile, narrativamente elusivo quanto tematicamente inclusivo nel tratteggiare un composito ritratto surreale fatto di storie al limite e personaggi al margine, anime perse alla deriva in un mondo densamente pluralistico. Rispetto alle pellicole precedenti la Amirpour (che ha espressamente dichiarato di essersi ispirata ai classici del cinema d'avventura degli anni '80) sceglie un registro stilistico più leggero per questa favola gotica al neon, attenua le allegorie ma non dimentica i graffi politici all'America delle discriminazioni e del "Dio denaro". E soprattutto, sempre sotto l'egida maestra del "female power", continua a parlarci di diversità, di integrazione, di tolleranza e della necessità della molteplicità. Lo smarrimento, tenero e intenso, delle sue protagoniste è il medesimo sentire (autobiografico) di una straniera di fronte ad un paese immenso, affascinante e spaventoso come l'America, che ci accoglie e ci respinge, che ci guarda ma non ci vede, e che rende difficile la connessione tra esseri umani, specialmente se questi sono al di fuori dei ranghi "omologati". E' un cinema di vibrazioni quello di Ana Lily Amirpour, sempre attraversato da una tensione quasi elettrica che utilizza la lente del fantastico per distorcere la prospettiva e raccontare la realtà di un'umanità "randagia" sotto forma di parabola magica, mescolando miseria e incanto, orrore e meraviglia. Menzione speciale per la fotografia abbacinante di Paweł Pogorzelski e per le magnifiche interpreti femminili: Jeon Jong-seo e la piacevole sorpresa Kate Hudson che, sebbene nel ruolo di una spogliarellista, riesce finalmente a superare il limite della sua fisicità, lasciandosi alle spalle i tanti ruoli da bella svampita delle commedie frivole, per regalarci un personaggio sincero e tridimensionale. E cos'è questo se non un paradosso benedetto da una luna rosso sangue, che prodigiosamente risplende in un cielo mago e che può rendere possibili i sogni? Almeno per la durata di una lunga e incantata notte.
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