venerdì 26 maggio 2023

La notte del 12 (La nuit du 12, 2022) di Dominik Moll

In un piccolo paese montano della Savoia francese, la notte del 12 ottobre 2016, Clara, giovane ragazza che sta rincasando dopo una festa tra amici, viene uccisa da uno sconosciuto che le compare davanti all'improvviso, la cosparge di benzina e le dà fuoco. L'intera comunità è sconvolta e nessuno riesce a dare una plausibile spiegazione all'accaduto, visto che la ragazza era conosciuta da tutti come un tipo tranquillo nello stile di vita e nelle frequentazioni abituali. Un giovane capitano di polizia, da poco giunto sul posto, inizia a indagare sul tragico caso e, ben presto, si rende conto che quello che apparentemente sembra un contesto sociale sereno e impeccabile nasconde segreti e lati oscuri. Questo solido noir poliziesco, scritto e diretto dal tedesco Dominik Moll, è tratto dal racconto d'inchiesta "18.3. Une année à la PJ" della giornalista Pauline Guéna e, come espresso chiaramente fin dai titoli iniziali, è dedicato a tutti quei casi misteriosi di delitti insoluti che rimangono senza un colpevole e poi finiscono nell'oblio. Il film di Moll è un bel thriller teso e malinconico con l'animo del polar, che esplora con la giusta asciuttezza una molteplicità di temi importanti: gli scheletri nell'armadio di un tipico ambiente provinciale, ipocrita e medio borghese, dalla facciata a prima vista irreprensibile; le difficoltà investigative delle forze di polizia che si scontrano con realtà diffidenti, omertose, o addirittura ostili; l'inadeguatezza degli strumenti legali spesso imbrigliati da pedanti regole burocratiche; il malizioso sospetto che inevitabilmente avvolge le vittime femminili rendendole, agli occhi ottusi dei bigotti, "complici" involontarie del crimine subito per colpa dei loro atteggiamenti "sconvenienti". L'autore mette al centro del racconto l'indagine in tutta la sua lunga, complessa e scoraggiante evoluzione, ed il punto di vista principale è quello del poliziotto protagonista (egregiamente interpretato da Bastien Bouillon): un uomo tenace, arguto e compassionevole, che persegue un concetto assoluto di giustizia e di razionalità, ma deve amaramente fare i conti con la realtà che lo circonda. Come in tutti i polar che si rispettino il capitano Yohan Vivès è un uomo solo, tormentato, disilluso ma non domo, che deve lottare contro un muro di gomma, contro un sistema sociale che poi ripercuote effetti anche nel suo stesso animo e persino contro i suoi stessi colleghi, che teoricamente dovrebbero trovarsi dalla stessa parte. E' esemplare, in tal senso, la sottotrama del burbero collaboratore di Vivès che affronta l'investigazione come un fatto personale, a causa dei suoi demoni interiori, finendo per essere più dannoso che utile alla causa. Ancestrali elementi simbolici come il fuoco e il buio, vengono abilmente utilizzati dal regista per porre implicitamente l'accento sugli aspetti più teorici della vicenda (che gli stanno a cuore esattamente come la povera vittima o il saldo poliziotto): la scarsa attitudine umana nell'accettare gli altrui comportamenti che non comprendiamo e la cruciale differenza tra la giustezza di un principio e la sua concreta applicazione pratica (che ovviamente deve fare i conti anche con gli interpreti chiamati ad attuarlo). Presentato in anteprima al Festival di Cannes, il film ha vinto diversi premi in patria ma ha avuto scarsa visibilità nel nostro paese.

Voto:
voto: 4/5

Nessun commento:

Posta un commento