lunedì 15 maggio 2023

Esterno notte (2022) di Marco Bellocchio

A 19 anni di distanza dallo splendido Buongiorno, notte (2003), Marco Bellocchio torna nuovamente ad occuparsi del caso Moro, uno degli eventi di cronaca più tragici, ambigui ed emblematici della nostra storia post dopoguerra, nonché una ferita mai pienamente rimarginata nel cuore dei familiari delle vittime, nella coscienza di quella classe politica che all'epoca era al potere e nell'eredità morale collettiva di un'intera nazione, che non è ancora riuscita a dimenticare. Bellocchio sicuramente non lo ha fatto e si è deciso a riaprire l'argomento per chiudere idealmente le fila di un discorso artistico (ma anche storico, civile, politico e sociale) da lui iniziato nel 2003 e che, con questo nuovo magistrale capolavoro, trova il suo degno amarissimo compimento. A discapito di equivoci, soprattutto per il pubblico generalista magari poco avvezzo (o addirittura del tutto ignaro) all'estetica dell'autore, diciamo subito che se ci si aspetta scandalismo effettistico, complottismo dozzinale o macabro sensazionalismo, si è sicuramente sbagliato film e si farebbe bene a non guardare affatto quest'opera lunga, dettagliata, implacabile e minuziosa, perchè la si troverebbe probabilmente "noiosa". Il grande regista piacentino infatti, pur aprendo moltissimi temi ed affrontando con puntiglio tutte le questioni (sia quelle storicamente accertate sia quelle, spinose e controverse, inerenti alle tantissime ipotesi e teorie sorte, nel corso dei decenni, intorno al caso Moro), si limita a raccontare, a suggerire, a provocare, ad indicare possibili direzioni o suggestioni, ma giammai a fornire risposte certe o ad abbracciare una tesi univoca rispetto ai tanti misteri che avvolgono la fosca vicenda (e che probabilmente resteranno insoluti). Una vicenda fin troppo grande, complessa e crudele per poter avere una risposta chiara e succinta, viste anche le tante forze in gioco coinvolte (politica, terrorismo, criminalità, forze dell'ordine, mass-media, clero e servizi segreti, non solo italiani) e le relative commistioni, ingerenze e connivenze reciproche. Bellocchio ha una sua idea (e questa la si capisce chiaramente guardando il film) ma non pretende di fornire risposte o di "imporre" una sua ipotetica "verità". Nella sua posizione (in questo caso privilegiata) di grande cineasta gli basta fornire un sontuoso e potente racconto per immagini esplorando le molteplici svolte, deviazioni, vicoli cechi, direzioni alternative, sentieri oscuri e strade pericolose, che una vicenda così contorta presenta. Fin dal titolo emblematico è chiaro che si tratta di un film diverso e con un punto di vista diverso rispetto a quello del 2003. Infatti Buongiorno, notte narrava i fatti dall'interno (della "prigione del popolo") e dalla prospettiva di Chiara (una militante delle BR ispirata alle figure reali di Anna Laura Braghetti ed Adriana Faranda). Invece stavolta Bellocchio è interessato a raccontare la storia (la stessa storia, quella che ormai tutti conosciamo) da un punto di vista "esterno" rispetto a Moro ed alla sua dolorosa cella, o meglio da molteplici punti di vista "esterni". Il film, che dura 5 ore e mezzo, è infatti suddiviso in 6 capitoli ("Aldo Moro", "Il ministro degli interni", "Il Papa", "I terroristi", "Eleonora", "La fine") dedicati a personaggi diversi ed atti a fornire la varietà di prospettive prima indicata. L'autore aveva inizialmente pensato ad una mini serie televisiva in 6 puntate (ed infatti in questo modo è stata distribuita sia sulla RAI sia sulla piattaforma di streaming Netflix), ma si è poi convinto (saggiamente, visto lo spessore e l'altezza dell'opera) a farla uscire anche al cinema (divisa in due parti), presentandola in anteprima al Festival di Cannes, dove ha ottenuto vasti consensi e lunghi applausi. E' davvero arduo stabilire quale sia il segmento più riuscito tra i 6 in cui il film resta diviso, con tanto di rigoroso titolo iniziale, anche nella sua versione cinematografica. Così come è altrettanto improbo scegliere il più bravo in un cast di grandi attori in cui svettano Fabrizio Gifuni (Moro), Toni Servillo (Papa Paolo VI), Margherita Buy (Eleonora, moglie del leader assassinato) e Fausto Russo Alesi (Cossiga, all'epoca ministro degli affari interni). E se il finale è certo, Bellocchio riesce nuovamente a stupirci con i suoi geniali inserti di tagliente fantasia, le consuete ucronie basate sul "what if..." che già ci aveva mostrato in Buongiorno, notte. Ma qui va ancora oltre, regalandoci, insieme alla cronaca, al realismo di una ricostruzione ambientale magnifica, ai conflitti interiori dei (e tra i) personaggi ed al puntiglioso approfondimento della loro psicologia e delle loro azioni, un ventaglio di inserti di surrealismo superiore, tutti appropriati, simbolici e graffianti. Insomma ci troviamo di fronte ad un nuovo solido capolavoro, da non perdere, che consolida ulteriormente lo status del regista come fuoriclasse del cinema d'Autore.
 
Voto:
voto: 4,5/5

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