martedì 23 maggio 2023

The Lodge (2019) di Severin Fiala , Veronika Franz

Due fratelli, Mia e Aiden, hanno perso la madre che si è tolta la vita in preda ad una profonda depressione, dopo che suo marito Richard ha lasciato lei e la famiglia per andare a vivere con una ragazza più giovane di nome Grace. Aiden è un adolescente introverso, mentre Mia è una bambina curiosa e molto legata a suo padre, nonostante tutto. Dopo la tragedia i due minori vanno a vivere con Richard che, in occasione delle feste natalizie, organizza un soggiorno in uno chalet isolato tra i boschi innevati per far conoscere Grace ai suoi figli. L'impatto iniziale è tutt'altro che facile, specialmente a causa della reticenza di Aiden che non vede di buon occhio la giovane "intrusa" e non accetta il fatto che il padre abbia una relazione con un'altra donna. Richard è costretto a tornare in città per motivi di lavoro, lasciando Grace da sola insieme ai ragazzi. Sarà l'inizio di un terribile incubo. The Lodge è il primo lungometraggio girato in America e in lingua inglese della coppia di registi austriaci Severin Fiala e Veronika Franz, che hanno anche scritto la sceneggiatura insieme a Sergio Casci e sono approdati oltre oceano dopo il successo di critica di Goodnight Mommy (Ich seh, Ich seh, 2014), il loro lavoro più conosciuto. Fedeli alla loro estetica ed alle loro "ossessioni" narrative, gli autori realizzano nuovamente un horror "da camera" di natura psicologica, molto angosciante e sottilmente torbido, che riflette su temi a loro cari: la difficoltà dei rapporti familiari tra figli e genitori, le tensioni striscianti che covano sotto la cenere nelle relazioni umane, i traumi del passato, il mondo dei bambini opposto a quello degli adulti. A questi si aggiungono nuovi elementi di pari potenza: la depressione, il suicidio e, soprattutto, il fanatismo religioso che si muove sul pericoloso confine della lucida follia e della violenza. Le tematiche sono molte ma i registi riescono a declinarle con sufficiente rigore, senza particolare enfasi morbosa, ma con un simbolismo teso e disturbante che tende all'apologo metaforico sul lato oscuro della fede invasata portata alle estreme conseguenze. Con inesorabile progressione fatalistica, tra straniamenti onirici e la continua esplorazione geometrica degli spazi chiusi del cottage isolato nella neve (e carico di elementi allegorici), il film procede con passo lento verso un finale nero e coraggioso, non privo di fertile ambiguità. Da lodare la notevole performance di una inquietante Riley Keough, la bravura dei registi nella direzione dei piccoli attori (Jaeden Martell e Lia McHugh) ed alcune sequenze di forte impatto visivo (gli incubi di Grace, il filmato amatoriale, la casa a forma di croce che spunta nella neve). Fiala e Franz, grandi appassionati di horror e veri conoscitori di cinema, ci regalano anche una lunga serie di citazioni e "somiglianze" con grandi autori del passato: da Jack Clayton ad Alejandro Amenábar, e soprattutto Stanley Kubrick (il tormento crescente della "reclusione" in un ambiente chiuso isolato nella neve, l'alienazione che può trasformarsi in pazzia o il cagnolino che si chiama "Grady", sono tutti evidenti omaggi a The Shining). Suggestiva anche la scelta del continuo montaggio parallelo tra la casa reale e quella delle bambole, in cui la scansione degli eventi procede di pari passo come una proiezione delle emozioni che vivono i protagonisti. Il difetto maggiore della pellicola, facilmente criticabile dal punto di vista logico, è la scelta cruciale che avviene a metà della storia e che dà il via alla svolta drammatica, effettivamente poco plausibile. La cupa fotografia ambientale è di Thimios Bakatakis, fedele collaboratore di Yorgos Lanthimos.
 
Voto:
voto: 3,5/5

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