lunedì 29 maggio 2023

America Latina (2021) di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo

Massimo è un dentista benestante di Latina che vive per il lavoro e per la famiglia (moglie e due figlie), con cui abita in una grande villa su più livelli ubicata fuori città. Conduce una vita riservata e metodica, con poche relazioni sociali, a parte il suo miglior amico Simone ed il vecchio padre con cui ha un difficile rapporto. Una sera, improvvisamente, la sua esistenza si trasforma in un incubo: sceso da solo nello scantinato della sua abitazione, l'uomo scopre qualcosa di terribile che lo sconvolge e di cui non sa darsi una spiegazione. Inizia così a sospettare che Simone, a cui lui aveva rifiutato un prestito di denaro qualche giorno prima, possa essere l'artefice dell'atroce situazione. Ma non può immaginare che i suoi guai sono soltanto all'inizio. Questo cupo thriller psicologico, scritto e diretto dai fratelli D'Innocenzo, è un film teso, angosciante e spiazzante che va guardato tutto d'un fiato e del quale meno si sa e meglio è, per non rovinarsi in alcun modo la visione. I registi romani, in gran forma, si dimostrano abilissimi nel giocare geometricamente (e metaforicamente) con gli spazi scenici (la grande casa di Massimo che, da emblema di agiatezza sociale, si trasforma in un nascondiglio di elementi spaventosi), con la prospettiva e la percezione del protagonista (in tal senso vanno sottolineati l'utilizzo avvolgente del sonoro e le stranianti immagini in soggettiva) e con il relativismo sfuggente della verità. L'utilizzo densamente evocativo di archetipi dell'horror come la cantina o il buio, sposta a tratti i confini dell'opera verso quelli della favola nera di matrice allegorica, in accordo al concetto di cinema degli autori. I quali riprendono, tra le righe della suspense crescente di questo giallo anomalo, le loro tematiche abituali già ottimamente affrontate nelle pellicole precedenti (anche se con modi e tonalità differenti): la solitudine esistenziale, la maschera fasulla del perbenismo borghese, il conformismo etico (livellato verso il basso) dell'uomo contemporaneo. Elio Germano, scelto per la seconda volta dai D'Innocenzo come protagonista a tutto tondo di una loro opera, si conferma interprete versatile, affidabile e di grande talento, autentico specialista in personaggi complessi e tormentati. Il titolo, apparentemente fuorviante come il film stesso, non ha ovviamente nulla a che vedere con il continente sud americano, ma va interpretato leggendo le due parole che lo compongono in maniera disgiunta.

Voto:
voto: 4/5

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