La città di Roma è afflitta da una grave forma di siccità senza precedenti. Non piove da mesi, il Tevere è completamente essiccato e l'acqua che scarseggia è diventato il bene più prezioso per la popolazione. I contrasti, le contraddizioni e le ingiustizie sociali si sono amplificate enormemente e così, mentre una nicchia privilegiata di benestanti continua a fare la vita di sempre tra eccessi e sprechi, la maggioranza delle persone è esasperata oltre misura. In questo agitato contesto in procinto di esplodere si intersecano le storie di vari personaggi: un detenuto modello dalla condotta irreprensibile si ritrova fuori dal carcere per una strana fatalità e decide di non rientrare più, mettendosi alla ricerca della figlia che non ha mai conosciuto. Un attore di mezza tacca è ossessionato dai social network, per i quali trascura la famiglia senza neanche rendersene conto. Una dottoressa puntigliosa individua i segnali di una nuova malattia, mentre suo marito, avvocato fedifrago, corteggia la moglie frustrata dell'attore. La giovane Raffaella, figlia di un potente imprenditore, cerca da sempre di entrare nelle sue grazie e di compiacerlo, ma intanto soffre per un matrimonio giunto ormai allo stremo. Nell'attesa disperata della pioggia la capitale è un coacervo di tensioni sempre più difficili da contenere e l'antica lotta tra patrizi e plebei si rigenera tra i maestosi monumenti di una città eterna e decadente, immutabile e indecifrabile, che sembra quasi indifferente alla sofferenza dei suoi cittadini. Il nuovo film di Paolo Virzì è un dramma distopico ambientato in un presente immaginario, ma non inverosimile, in cui una situazione estrema diventa la cartina tornasole di un malessere profondo già insito da tempo in una società che si è incattivita, ha perso ogni forma di ritegno e di vergogna, è assuefatta ed insensibile alla sofferenza altrui, e procede alla deriva tra alienazione, discriminazione e perdita di valori. Quest'ultimo lavoro del regista livornese è senza dubbio un film importante, impegnato e indignato, che vuole indurre riflessioni critiche sull'oggi partendo da un problema attualissimo come quello dei mutamenti climatici (di cui si parla tanto ma con poche azioni concrete), per poi tracciare un affresco antropologico in pieno disfacimento, alludendo tra le righe anche agli effetti devastanti che la pandemia di covid-19 ha avuto sulla psiche delle persone. I personaggi della pellicola sono come naufraghi smarriti alla ricerca di un approdo, fantasmi erranti tra le strade assolate di una Roma matrigna, di cui l'autore ci mostra soprattutto le periferie desolate. Impressionante la sequenza aerea del Tevere desertificato, di grande impatto visivo e realizzata con degli ottimi effetti speciali, senza alcun abuso di CGI "fasulla". Perfetta anche la fotografia sovra esposta tendente all'ocra di Luca Bigazzi, che rende immediatamente il "colore" della siccità. Utilizzando in alternanza il linguaggio della commedia, del dramma e persino del noir, l'autore ci offre una preoccupante istantanea di un possibile domani, ma anche di una contemporaneità che è già davanti ai nostri occhi. Molto buono anche il cast corale in cui spiccano Silvio Orlando, Claudia Pandolfi, Valerio Mastandrea, Tommaso Ragno e Sara Serraiocco, ai quali si accompagnano Max Tortora, Vinicio Marchioni, Elena Lietti e Monica Bellucci. Manca un po' di coesione tra le varie sottotrame, di cui alcune sono più riuscite e più convincenti di altre, così come i personaggi non sono tutti tratteggiati con il medesimo contorno psicologico, anzi alcuni di essi risultano quasi ornamentali. La magnifica scena con Silvio Orlando che vaga sul fondale sabbioso di quello che una volta era il Tevere ed incrocia una coppia di extra-comunitari con una ragazza in groppa ad un asinello, è una delle più poetiche che il cinema italiano ci ha offerto negli ultimi anni. E' il flash di una Roma che è Sodoma, è Suburra ed è Babilonia. Ma è anche Betlemme.
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