mercoledì 10 maggio 2023

Io ti salverò (Spellbound, 1945) di Alfred Hitchcock

La dottoressa Constance Peterson lavora come psichiatra in una clinica specializzata ed è una donna di indubbia professionalità, totalmente dedita al suo delicato incarico. L'arrivo del dottor Edwards, che deve sostituire il direttore del centro ormai prossimo alla pensione, cambia però drasticamente la sua vita: Constance si innamora follemente di lui e si abbandona ad una relazione che la conduce ben presto in una situazione angosciante. Edwards, che fin dall'inizio denota strane fobie, le rivela di essere in realtà un altro uomo di nome John Ballantine, che ha smarrito la memoria e che crede di avere ucciso il vero Edwards per assumerne l'identità. Ma non ricorda nè i dettagli nè le motivazioni del gesto che ritiene di aver commesso. Constance non si perde d'animo e decide di rischiare tutto per cercare di aiutarlo a far luce nella misteriosa faccenda, mettendosi in una situazione di pericolo insieme al suo amato. Questo thriller onirico, serrato e teso è uno dei maggiori successi di Hitchcock che, in netto anticipo sui tempi e ben prima che la cosa diventasse di moda, tradusse in immagini per il grande schermo il proprio interesse per la psicanalisi, e quindi per le patologie della personalità, per gli sfalsamenti tra realtà e sogno e per le alterazioni della percezione. Fu lui stesso a definire Spellbound come "una caccia all'uomo in un involucro di pseudo-psicoanalisi" e probabilmente questo è stato il primo film ad occuparsi ufficialmente dell'affascinante scienza fondata da Sigmund Freud, facendone sia materia narrativa che mezzo stilistico. Ispirandosi liberamente al romanzo "The house of Dr. Edwardes" di Francis Beeding, l'autore realizza un giallo deduttivo con atmosfere da mistery in cui l'indagine è un viaggio a ritroso nel subconscio del protagonista, per cercare di ricostruirne la memoria perduta attraverso frammenti di ricordi e tecniche psicoanalitiche. Il sogno è un elemento cruciale della pellicola e Hitchcock (notoriamente curioso verso tutte le novità e le sperimentazioni tecniche del mezzo cinema) si rivolse al celebre artista catalano Salvador Dalí, maestro del surrealismo, che realizzò per il film una serie di inquietanti scenografie da lui stesso disegnate, che sono uno dei punti di forza di Spellbound e che rendono indimenticabili le sequenze oniriche. Dalí trasse ispirazione dal lavoro fatto in precedenza insieme a Luis Buñuel nei capolavori surrealisti Un chien andalou (1929) e L'âge d'or (1930). La collaborazione artistica tra Hitchcock e il bizzarro genio spagnolo causò non pochi problemi alla realizzazione del film, a causa dell'ostracismo della produzione che non gradiva e si opponeva all'approccio estetico di Dalí, ritenendolo troppo estremo, stravagante e incomprensibile per gli spettatori. Ma il regista inglese riuscì ad imporsi con grande fatica e, alla fine, tutte le sequenze "targate" Dalì sono finite nell'opera, tranne una che venne tagliata nel montaggio e che è andata perduta (la trasformazione di Constance nella statua di una dea mitologica). Non tutto però funziona bene nel meccanismo complessivo del film, vedi certi passaggi un po' deboli nella love story e certe risoluzioni tortuose, specialmente nel finale. Sono però presenti alcuni dei temi tipici di Hitchcock, come il senso di colpa, il trauma, la confessione espiativa e la liaison sentimentale torbida e pericolosa. Dal punto di vista del cast la pellicola viene ricordata per la presenza di due divi come Ingrid Bergman (qui alla prima delle sue tre collaborazioni con Hitchcock) e Gregory Peck, ma il più bravo alla fine risulta il russo Michael Chekhov (candidato per l'occasione all'Oscar come miglior attore non protagonista), nei panni dello psicanalista che cerca di aiutare Edwards/Ballantine a superare l'amnesia e districare la matassa del crimine che incombe sulla sua coscienza. Spellbound ebbe ben 6 candidature agli Oscar (tra cui anche miglior film e miglior regia), ma vinse soltanto la statuetta per la colonna sonora di Miklós Rózsa. E infine due curiosità: come rivelato anni dopo da Truffaut, una delle scene più famose (la pistola rivolta contro uno dei personaggi ad un certo punto viene puntata verso lo spettatore, mettendosi a favore di camera e dando l'impressione di "colpire noi") venne realizzata in piano sequenza con un ingegnoso trucco artigianale: ovvero con una mano finta di enormi dimensioni in modo da compensare i limiti fisici di movimento del braccio umano e le possibilità di messa a fuoco dinamica degli obiettivi dell'epoca. Hitchcock scelse la Bergman nel ruolo di Constance dichiarando di avere finalmente trovato la sua donna (cinematograficamente) "ideale". Effettivamente è dura dargli torto, anche se la leggendaria attrice svedese offrirà il meglio del suo fascino abbagliante nel film successivo del 1946 (Notorious) ed il grande Hitch avrà modo di "consolarsi" successivamente con le celebri interpreti bionde dei decenni successivi, di cui saprà farci "innamorare" attraverso il suo sguardo.
 
Voto:
voto: 3,5/5

Nessun commento:

Posta un commento