martedì 30 maggio 2023

Racconti immorali (Contes immoraux, 1973) di Walerian Borowczyk

Dramma erotico in costume scritto e diretto dal polacco Walerian Borowczyk, sagace provocatore raffinato e controverso. E' un film dalle molte tribolazioni censorie per le tante accuse di licenziosa "immoralità" che gli costarono tagli, scempi e invettive da parte dei benpensanti (soprattutto nel nostro paese), ma che, come quasi sempre accade, gli garantirono anche un notevole aumento di visibilità per la sua fama di opera "proibita". Consta di 4 episodi indipendenti, di cui 3 ambientati nel passato e uno contemporaneo al periodo della sua uscita, tutti aventi come elemento comune la sessualità, anche nelle sue declinazioni più estreme. 1) "Erzesbet Báthory": ambientato nel '600, racconta le malefatte della sadica contessa ungherese (realmente esistita) che si dilettava in orge e baccanali, durante le quali uccideva vergini fanciulle adolescenti per poi raccoglierne il sangue in grosse vasche, in cui usava fare lunghe abluzioni, per piacere morboso e per la convinzione che questa macabra pratica avrebbe mantenuto il suo corpo eternamente giovane. 2) "Teresa filosofa": sul finire dell'800 una giovinetta viene chiusa per punizione in un sottoscala da una rigida governante. Qui trova un libro dal contenuto erotico e scopre i piaceri della carne attraverso la masturbazione. 3) "La marea": negli anni '70, su una spiaggia della Normandia, una ragazza di 16 anni viene iniziata ai "giochi" sessuali dal cugino ventenne. 4) "Lucrezia Borgia": sul finire del 1400, mentre il frate Girolamo Savonarola denuncia i costumi dissoluti largamente presenti in Vaticano, la potente nobildonna Lucrezia Borgia intrattiene rapporti incestuosi con il padre (cardinale diventato poi papa col nome di Alessandro VI) e con il fratello Cesare. Come da sua abitudine Borowczyk cerca lo scandalo per dare uno scossone al conformismo ipocrita dei moralisti e utilizza il sesso come uno strumento ideologico, allegorico e politico per affermare il valore supremo della libertà rispetto alla repressione farisea del potere. Le polemiche annesse erano inevitabili e l'autore in fondo cercava proprio quello: rendere il suo film l'emblema concreto del messaggio stesso di cui era portatore, ovvero la "vittima" ideale di un sistema oligarchico. Al netto delle diatribe pseudo-etiche (quasi sempre fasulle e opportunistiche), bisogna dire che Racconti immorali (conosciuto anche col titolo I racconti immorali di Borowczyk) è il lavoro più riuscito dell'autore, il più equilibrato e denso di senso, quello in cui meglio coesistono la provocazione, l'eleganza formale, la ricostruzione ambientale, i virtuosismi barocchi e l'estetizzazione dell'atto sessuale come forma istintiva di ribellione. La versione italiana del film è altamente sconsigliata e pressoché inguardabile: la censura ne accettò la distribuzione soltanto nel 1976,  tagliandone ben 13 minuti sui 104 totali, modificandone l'ordine degli episodi, intervallandoli con frammenti tratti dal documentario Una Collezione Particolare (cortometraggio realizzato da Borowczyk nel 1973) ed aggiungendo una posticcia voce fuori campo che fa da improbabile commento ironico, allo scopo di attenuare l'effetto delle scene più "sconvenienti". Guardarlo in questo modo non serve a nulla, anzi è addirittura offensivo nei confronti del regista, del cinema inteso come forma d'arte e dell'intelligenza degli spettatori. Da recuperare, per gli eventuali interessati, unicamente la versione originale (ed integrale) in lingua francese. Contrariamente a quello che molti credono, soltanto il terzo episodio ("La marea") è tratto da un racconto dello scrittore drammaturgo André Pieyre de Mandiargues. Nel cast spicca Paloma Picasso (figlia del celebre pittore Pablo), che ci regala una Báthory agghiacciante e indimenticabile.

Voto:
voto: 3,5/5

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