mercoledì 24 maggio 2023

Don't Worry Darling (2022) di Olivia Wilde

Negli anni Cinquanta la bella Alice e suo marito Jack sono una coppia modello che vive felicemente in una ridente cittadina chiamata Victory, costruita appositamente ai margini del deserto californiano dalla potente compagnia per cui Jack lavora, in modo da garantire il benessere dei dipendenti e delle loro famiglie. Victory fa parte di un progetto ambizioso che intende realizzare un microcosmo di vita ideale per giovani di successo, appagati nel lavoro e con un matrimonio idilliaco alle spalle che ne garantisca la serenità. Lo stile di vita è lussuoso, apparentemente impeccabile, ma anche ripetitivo tra costanti ostentazioni di felicità e riti mondani, con i mariti che passano l'intera giornata fuori, lavorando in una misteriosa struttura posta oltre il deserto dove "non è concesso andare", e le mogli belle, devote e vanitose che si occupano del ménage domestico o si trastullano tra feste, pettegolezzi e civetterie varie. Dietro tutto questo mondo di apparente e invidiabile "beatitudine" si nasconde un subdolo alone di mistero e la sensazione strisciante di qualcosa che, sotto sotto, non quadra. Alice, che è sveglia, curiosa e animata da uno spirito indipendente che ha sempre cercato di reprimere in nome della famiglia, inizia presto a farsi delle domande, cerca di indagare, entra in crisi psicologica e diventa rapidamente un "problema" per la comunità, che sembra pavidamente sottomessa alle regole create dall'ambiguo Frank, il leader della compagnia per cui lavorano tutti i maschi della cittadina. Questo thriller surreale con elementi fantascientifici scritto da Katie Silberman e diretto dall'attrice Olivia Wilde alla sua seconda regia cinematografica, è un arzigogolato mix di generi dallo spirito femminista che riflette su tematiche importanti (ed attuali) quali il maschilismo, l'emancipazione delle donne ed il vacuo modello di "benessere" socio-economico imposto dal consumismo occidentale. Presentato in anteprima al Festival di Venezia con una discreta curiosità generale, ha fatto molto parlare di sé soprattutto per motivi legati al gossip: la presenza nel cast di attori alla moda come Florence Pugh, Olivia Wilde, Chris Pine e il cantante Harry Styles; il chiacchierato licenziamento di Shia LaBeouf, liquidato dalla Wilde che lo ha sostituito dopo qualche settimana di riprese con Styles, si mormora anche per motivi "sentimentali"; i presunti dissapori sorti sul set tra la Wilde e la Pugh, e si dice anche tra Styles e Pine, per antipatie, invidie o superbie di varia natura. Al di là di questo colorito teatrino mediatico, che ha comunque garantito alla pellicola una intensa (ma breve) visibilità, bisogna dire che l'opera ha fin troppe magagne di sceneggiatura ed è pedantemente derivativa per poter essere presa davvero sul serio. Il pubblico si è sbizzarrito nel "gioco" delle somiglianze, accostando il film della Wilde (talvolta anche a sproposito) ai vari MatrixThe Truman Show o Inception. In realtà il debito maggiore di Don't Worry Darling è nei confronti del meno conosciuto La fabbrica delle mogli (The Stepford Wives, 1975) di Bryan Forbes. Il finale "a sorpresa", che poi tale non è affatto, sposta la vicenda verso territori tortuosi ed esagerati, con i quali la regista newyorkese dimostra di avere scarsa affinità. Va invece un po' meglio nella prima parte preparatoria, in cui lo stile ultra-patinato, visivamente funzionale al senso della storia, e la notevole bravura di Florence Pugh, che letteralmente risplende in ogni cosa che fa, riescono ad alleviare, almeno in parte, le troppe pecche. A livello ideologico il film è così grezzo che, per criticare la misoginia, finisce per scadere nella misandria. Un contrappasso dantesco che al cinema funziona molto raramente.

Voto:
voto: 2/5

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