lunedì 8 maggio 2023

Il club dei 39 (The 39 Steps, 1935) di Alfred Hitchcock

Richard Hannay, canadese in trasferta a Londra, fa la rocambolesca conoscenza di una donna in fuga durante uno spettacolo teatrale e decide di ospitarla per la notte. Lei viene uccisa da un killer misterioso ma fa in tempo a raccontargli alcuni pericolosi segreti, rivelando di essere una spia inglese impegnata contro una temibile organizzazione nemica che agisce nell'ombra. Hannay viene accusato dell'omicidio della ragazza e diventa un ricercato della polizia. Per lui sarà l'inizio di un'avventurosa corsa contro il tempo per cercare di salvarsi e provare la sua innocenza. Ma, per farlo, deve partire dagli indizi che gli ha lasciato l'enigmatica donna. Finirà così al centro di un grosso intrigo in cui gli avversari più insidiosi non saranno soltanto le forze dell'ordine che cercano di arrestarlo. Tratto dal romanzo omonimo di John Buchan (che sarà in seguito adattato altre due volte per il grande schermo nel '59 e nel '78), questo thriller spionistico ad alta tensione di Alfred Hitchcock è il miglior film del suo periodo inglese, un'ammirevole fusione sapiente tra azione, mistero, suspense, colpi di scena, equivoci e ironia sarcastica. Il regista inglese realizza un piccolo gioiello agilmente in bilico tra il mistery raffinato e l'umorismo tagliente, curatissimo nei dettagli, emblematico nelle ambientazioni (il film si apre e si chiude in un teatro con due scene di forte impatto), attento al disegno psicologico dei personaggi e capace di mettere a punto con solida abilità espositiva quello che poi diventerà uno dei temi cardine della sua filmografia: l’innocente in fuga per discolparsi di un delitto non commesso da lui, che finisce nel vortice di una complessa macchinazione che rischia di stritolarlo. La continua falsità delle apparenze e la simbolica conclusione durante uno spettacolo di illusionismo moltiplicano le prospettive di un gioco di specchi illusorio ed ironico, attraverso il quale un Hitchcock in gran forma si diverte ad ingannare gli spettatori. E la gustosa trovata di far fuggire il protagonista ammanettato a una bella donna, con la quale non fa altro che litigare, è un ulteriore impagabile sberleffo dell'autore come allusivo sottotesto ammiccante che funge da metafora derisoria dei rapporti matrimoniali. Per la precisione ad orologeria del suo meccanismo narrativo, per la sua leggerezza brillante e canzonatoria, per il dinamismo talvolta spudorato dei movimenti di macchina e per il suo ritmo in costante crescendo, il film ebbe un grande successo ed un forte effetto di novità su pubblico e critica, spalancando di fatto le porte di Hollywood al grande regista britannico, il quale di lì a quattro anni (e dopo altri 5 film girati nella madre patria) trasferirà definitivamente le sue produzioni negli Stati Uniti, raggiungendo così notorietà a livello planetario. La storia della versione italiana dell'opera è travagliata quanto paradossale. Infatti venne distribuita inizialmente nel 1936, durante la dittatura fascista, con un doppiaggio farlocco che ne alterava diversi aspetti giudicati "pericolosi", perchè ideologicamente contro alcuni principi del regime. Dopo un nuovo doppiaggio meno alterato, avvenuto nel 1959, solamente negli anni '70 si è riusciti ad ottenere un'operazione di traduzione dei dialoghi nella nostra lingua pienamente fedele ai toni ed al senso della pellicola originale. Da menzionare l'eccellente (ed innovativo) lavoro fatto sul sonoro (seguito con estrema attenzione da Hitchcock, che dava molta importanza a certi dettagli ed era sempre proiettato verso nuovi traguardi tecnici) e la forza evocativa di un personaggio come Mister Memory, solo teoricamente "secondario".

Voto:
voto: 4/5

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