venerdì 12 maggio 2023

Complotto di famiglia (Family Plot, 1976) di Alfred Hitchcock

Un'anziana e ricca signora, che vede ormai avvicinarsi il tramonto della sua vita, incarica una giovane medium (Blanche Tyler) di ritrovare un suo nipote scomparso, l'unico parente che le è rimasto, per lasciargli in eredità tutti i suoi beni. Dopo lunghe e complicate ricerche Blanche riesce a rintracciare l'uomo, ma si rende presto conto che questi è un tipo di malaffare, dedito ad attività criminose. E da quel momento lei stessa sarà in serio pericolo. Presentato in anteprima, fuori concorso, al Festival di Cannes 1976, Family Plot è l'ultimo film di Alfred Hitchcock, che ebbe non poche difficoltà ad ultimare le riprese per le sue compromesse condizioni di salute. Il grande regista inglese morirà quattro anni dopo nella sua residenza di Los Angeles, ancora fresco del titolo onorifico di baronetto di cui era stato insignito dalla regina Elisabetta II. In questo film di commiato, che per questo assume un inevitabile valore nostalgico, l'autore ritrova la sua tipica leggerezza, mantenendosi abilmente in equilibrio tra thriller e commedia, e governando sapientemente i beffardi scherzi del destino tra due coppie di personaggi, le cui strade si incrociano solo a metà pellicola (con qualche evidente eco del prologo di L'altro uomo del 1951). E' un'opera che appare un po' datata tecnicamente (già solo per l'evidente uso dei fondali trasparenti), ma il Maestro Hitch sa trovare sprazzi dell'antico humor nero, intinto di sorridente cinismo e condito di ammiccamenti beffardi (ad esempio nel finale, adombra che la falsa veggente possa avere davvero capacità medianiche). Alla sua uscita spiazzò e divertì il pubblico, soprattutto per la mescolanza dei toni (ora misteriosi, ora minacciosi, ora buffi), per la totale rinuncia al glamour e ai divi nel cast, per il linguaggio e le situazioni più audaci, per la miriade di auto-citazioni dei suoi capolavori passati e per la rivisitazione dei suoi temi prediletti, che lo hanno accompagnato in tutta la carriera, (il doppio, il destino, i rapporti familiari tormentati, la colpa, il delitto, il contrasto realtà-finzione) in una nuova "salsa" più bizzarra e ammiccante. Non è un caso che la scena di chiusura (Barbara Harris che guarda in camera e fa l'occhiolino allo spettatore) sancisca con un gesto esplicito e disarmante quella complicità voyeuristica tra Hitchcock e il suo pubblico che è sempre stata presente, ma sotto traccia, in tutta la carriera del "mago del brivido". Anche l'intreccio narrativo, nel suo andamento geometrico delle due storie che all'inizio si svolgono in parallelo e poi s'intrecciano a metà percorso per fondersi in una sola, porta un senso di "novità" nell'itinerario hitchcockiano. Tratto (come d'abitudine) da una fonte letteraria ispiratrice (il romanzo "The Rainbird Pattern" di Victor Canning), Family Plot è il saluto al pubblico di un Maestro del cinema, uno di quegli autori che il cinema lo ha "creato", inventandolo opera dopo opera, plasmandolo a forza di sperimentazioni tecniche, nell'arco di una carriera lunga 50 anni. Inizialmente considerato solo un abile artigiano, poi un astuto intrattenitore, e solo dopo il decennio d'oro (dal '54 al '63) valutato come un vero artista (paradossalmente proprio mentre la sua creatività cominciava a scemare), Hitchcock è la dimostrazione che, alla lunga, il vero talento vince sempre, e che spesso la percezione istintiva del pubblico supera (o anticipa) quella della critica.

Voto:
voto: 3,5/5

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