giovedì 11 maggio 2023

Io confesso (I Confess, 1953) di Alfred Hitchcock

Padre Michael Logan, sacerdote cattolico canadese, viene ingiustamente accusato dell'omicidio di un famoso avvocato. In realtà il prete è vittima di una macchinazione e conosce anche l'identità del vero assassino, che gli ha rivelato il suo segreto durante il sacramento della confessione. Ma, obbligato dal vincolo del segreto confessionale dalla sua solida fede, non può parlarne con nessuno, neanche per discolparsi da un'accusa infamante e fasulla. Quando si viene a scoprire che in gioventù Logan era stato innamorato della bionda Ruth e che decise di prendere i voti dopo la delusione per il fallimento della relazione sentimentale, le cose per lui si mettono ancora peggio. Questo thriller a sfondo religioso di Alfred Hitchcock è tratto da un dramma teatrale, "Nos Deux Consciences" di Paul Anthelme, ed è costruito, non senza una certa artificiosità, sul paradosso morale che il sacramento della confessione può generare in casi estremi. Il tipico tema hitchcockiano dell'innocente sospettato di un delitto che deve dimostrare la propria estraneità ai fatti, viene stavolta inserito all'interno di un singolare dilemma sospeso tra etica e fede, ma il risultato non è all'altezza delle opere migliori del regista. I più evidenti problemi del film sono il suo tono austero e del tutto privo d'ironia, che finisce per appesantire troppo un argomento già di per sé gravoso, specialmente se accostato al cinema di genere e ad una storia che ha le caratteristiche del giallo. Non a caso la maggioranza del pubblico e della critica rimase perplessa, e tutto sommato indifferente, all'uscita della pellicola, che venne presentata in concorso al Festival di Cannes dove passò quasi inosservata. Alla fine dei conti questo poco fortunato I Confess finì per scontentare un po' tutti, soprattutto i non cattolici che non lo capirono e lo ritennero fortemente inverosimile ed illogico. Ma, probabilmente, il maggior peccato intrinseco dell'opera risiede nella sua mancanza di coraggio; infatti Hitchcock fu praticamente obbligato dalla produzione (timorosa delle possibili ire dei cattolici) a modificare completamente il finale rispetto alla pièce ispiratrice, attenuandolo e rendendolo più edificante. Tuttavia la grande abilità registica di Hitch è pienamente visibile in molte sequenze notevoli, in cui il tocco magico del Maestro inglese ci regala brividi d'autore e immagini di gran classe. Nel cast principale Montgomery Clift, Anne Baxter e Karl Malden offrono delle buone interpretazioni, ma talvolta traspare una certa mancanza di "chimica" tra la regia e gli attori, e la cosa ha una sua spiegazione: la Baxter (poco sensuale rispetto alle abituali protagoniste femminili hitchcockiane) fu imposta dalla Warner Bros. per ridurre il rischio di "scandali"; mentre Montgomery Clift (interprete di grande fascino e talento ma dal carattere ombroso e complicato) ebbe un rapporto travagliato con Hitchcock per evidenti differenze di vedute rispetto al personaggio di padre Logan. I numerosi simbolismi cristologici inseriti dall'autore ogni volta che è in scena il protagonista Logan sono però di gustosa raffinatezza figurativa.

Voto:
voto: 3/5

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