giovedì 25 maggio 2023

La stranezza (2022) di Roberto Andò

Negli anni '20 Luigi Pirandello fa ritorno nella sua città natale, Agrigento, in occasione del compleanno di Giovanni Verga. Il drammaturgo sta vivendo un momento di forte crisi creativa, accompagnata dai suoi abituali tormenti esistenziali, uno stato interiore di turbamento, confusione e tensione spirituale che lui stesso amava definire "la stranezza". In occasione di un funerale, Pirandello fa la conoscenza di due stravaganti becchini, Nofrio e Bastiano, che nel tempo libero si dilettano nella recitazione teatrale, prendendo però la cosa molto seriamente. In particolare Nofrio, più serioso e istruito, sta scrivendo uno spettacolo tragicomico ed è particolarmente impegnato nelle prove, insieme alla sua sgangherata compagnia amatoriale. Incuriosito dai due, Pirandello inizia a "spiarli", assiste di nascosto alle loro performance recitative, ne percepisce i problemi familiari ed il relativo approccio alla vita e, colpito profondamente dalle cose che vede, ne trae ispirazione per superare la sua empasse e portare a termine uno dei suoi più celebri capolavori teatrali: "Sei personaggi in cerca d'autore". Il nono lungometraggio di Roberto Andò, da lui scritto e diretto, è un'affascinante commedia storica, in bilico tra la farsa comica e il dramma psicologico, che ci immerge, con puntigliosa ricostruzione ambientale e fertile ambiguità onirica, nel mondo artistico e interiore di Luigi Pirandello, una delle più eminenti ed influenti figure del teatro e della letteratura del '900. Siamo nel 1920, quando Agrigento si chiamava ancora Girgenti, e la storia di finzione che Andò ci racconta in questo solido film è realistica, verosimile e più che mai pirandelliana (nel senso più largo ed astratto del termine). La pellicola può essere idealmente divisa in due parti, che si intervallano ed alla fine si intersecano: una comica, in cui assistiamo alle vicende quotidiane di Nofrio e Bastiano, due coloriti popolani siciliani alle prese con gelosie, delusioni sentimentali, crisi matrimoniali e amori segreti, che inconsciamente portano nella commedia teatrale che stanno mettendo in piedi tra frizzi e lazzi. C'è poi la vicenda drammatica legata alla personalità di Pirandello, geniale, complessa e singolare, al suo mondo di "fantasmi" con cui abitualmente "parla" durante le notti insonni e che rappresentano i suoi personaggi, barlumi di un processo creativo tormentato che si confonde con la vita, in una sottile mescolanza tra arte, sogno e realtà. Andò è particolarmente abile nel portare tutto questo sullo schermo, traducendolo in immagini e suggestioni di grande impatto, anche grazie alla notevole interpretazione del solito impeccabile Toni Servillo, che ci regala un Pirandello perfetto, austero, sornione e furtivo, un'ombra che scivola nell'ombra quasi come se lui stesso fosse uno dei suoi "fantasmi". La performance in levare di Servillo, contrapposta a quella simpaticamente buffonesca dei comici Salvatore Ficarra e Valentino Picone (il cui casting è stato un sorprendente colpo da maestro del regista palermitano), determina il tono straniante del film e ne rinforza l'animo pirandelliano, che poi si esplica totalmente nello splendido finale ambiguo. Da segnalare il cameo, breve ma incisivo, degli attori Luigi Lo Cascio e Renato Carpentieri. Questo grande e riuscito atto d'amore nei confronti del Teatro è stato esplicitamente dedicato dal suo autore alla memoria di Leonardo Sciascia.
 
Voto:
voto: 4/5

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