In
una clinica di Toronto il dottor Raglan sperimenta sui suoi pazienti psicotici
la “psicoplasmica”: una tecnica innovativa volta ad eliminare i comportamenti
aggressivi attraverso un meccanismo di consapevole esternazione. Una delle
pazienti, Nola, viene sottratta dalle cure del dottore dal marito Frank, che avverte
una indefinibile sensazione di pericolo nell’operato di Raglan. Intanto
iniziano ad avvenire orribili delitti i cui responsabili sembrano essere dei
piccoli mostri simili a bambini deformi. Le indagini di Frank lo porteranno a
scoprire un’atroce verità. Il terzo horror di David Cronenberg (da lui stesso
definito, con impagabile ironia nera, come “la
mia versione di Kramer
contro Kramer”) è una orripilante parabola fantastica sulla paura della
maternità, ridondante di sequenze disturbanti (per le quali è famoso presso gli
amanti delle pellicole gore), di topoi che rimandano alle tragedie
classiche e di tutte le ossessioni care al regista canadese (la trasformazione
del corpo, la mostruosità, la psicologia, la connessione tra carne e istinto, il contagio).
Se la prima parte della pellicola è inappuntabile per la capacità di
costruzione della suspense in
un’atmosfera carica di inquietanti presagi, la seconda diventa un tripudio
parossistico di sequenze shock che trova però una sua logica morbosa nel
raccapricciante finale di visionaria crudeltà. Non è di certo tra le migliori
opere dell’autore ma, come al solito, ha uno zoccolo duro di ammiratori, potette
contare (per la prima volta nella filmografia cronenberghiana) su un cast di
attori famosi (quali Oliver Reed e Samantha Eggar) e fu il film che fece
conoscere Cronenberg al pubblico italiano grazie alla buona distribuzione e al
discreto successo commerciale che ebbe nel nostro paese. E’ sconsigliato al
pubblico particolarmente sensibile o dallo stomaco debole. Invece gli amanti
incalliti dell’horror estremo e un po’ vintage
ci andranno a nozze.
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