Un
produttore di B-movies, Bruno Bonomo,
è passato dalle “glorie” del cinema trash degli anni ’70 a una difficile
situazione economica e personale: sommerso dai debiti e in crisi profonda con
l’amata moglie che gli ha dato due figli. Un giorno una giovane regista
esordiente, Teresa, gli porta una
sceneggiatura intitolata “Il caimano”
che intende raccontare la storia e l’ascesa politica di Silvio Berlusconi.
Ringalluzzito dall’idea Bonomo si mette alla ricerca dei finanziamenti
necessari a girare il film, ma dovrà scontrarsi con la ritrosia “politica”
degli addetti ai lavori, con le continue defezioni degli attori che devono
interpretare il ruolo principale del “cavaliere” e con le dolorose vicende
personali relative al rapporto ormai logoro con la moglie Paola. Alla fine il
nostro riuscirà a girare solo l’emblematica sequenza finale del film, con
Berlusconi (interpretato da Nanni Moretti) in tribunale per un processo che lo
accusa di corruzione. Il decimo lungometraggio di Moretti è il suo film più
discusso, provocatorio e controverso, che causò polemiche e dibattiti ancor
prima della sua uscita, anche a causa della concomitanza con le elezioni
politiche dell’aprile 2006 ed il relativo timore, da parte dei partiti della
destra, di possibili influenze sull’elettorato. L’autore, con la consueta
ironia dissacrante che lo ha sempre contraddistinto, rispose candidamente che
questo non era né un film politico né un film contro Berlusconi, ma,
semplicemente, una complessa vicenda su una coppia in crisi, con il contesto politico
a fare da sfondo. Il caimano ha avuto
una gestazione lunga e tormentata ed ha richiesto un lungo lavoro di scrittura,
eseguito da Moretti insieme a Heidrun Schleef, Federica Pontremoli e Francesco
Piccolo, invece l’appellativo che fa da titolo venne coniato dallo scrittore Franco
Cordero. Al di là di ogni credo politico e di ogni dietrologia populista è
impossibile negare l’originalità, il funambolismo simbolico e la densità
espressiva di quest’opera unica nel suo genere, capace di amalgamare con
sapiente lucidità narrativa tre percorsi differenti che si sovrappongono: il
cinema (è innegabile che Il caimano sia
anche un enorme atto d’amore verso la settima arte), la vita privata del
protagonista Bonomo e la dimensione politica, che va a toccare il nervo
scoperto di un ventennio di faccende e faccendieri, feste e festini, nani e
ballerine, vizi privati e presunte virtù sbandierate, date in pasto ad un’“italietta”
annichilita dal consumismo e sempre pronta a seguire gli intrattenitori di
moda. Tanti gli elementi notevoli di quest’opera discussa ma non discutibile:
il prologo surreale con la consueta critica dell’autore ai film “spazzatura”
che tanto erano in auge negli anni ’70, l’invenzione della valigia piena di
soldi che cade “dal cielo”, il ruolo (ingrato) del “caimano” Berlusconi che
passa di mano in mano (De Capitani, Placido, Moretti), l’intensità delle scene
tra Paola e Bruno, il memorabile finale fantapolitico carico di suggestioni
oscure, una sorta di apocalisse allegorica di un paese vittima della sua stessa
debolezza intrinseca. Sarà difficile dimenticare la potente immagine di
Moretti-Berlusconi che esce di scena nel buio, mentre la rivolta popolare
impazza tutto intorno; un’ucronia con atmosfere da incubo, un cortocircuito
paradossale che sovrappone concetti stridenti: Moretti-Berlusconi,
indagine-persecuzione, magistratura-politica, democrazia-rivoluzione. Tra
citazioni colte (Fellini, Almodovar, Miyazaki) e camei eccellenti (i registi
Sorrentino, Garrone, Montaldo e Virzì), il film si avvale di un cast sontuoso (Silvio
Orlando, Margherita Buy, Jasmine Trinca, Michele Placido, Elio De Capitani,
Nanni Moretti, Jerzy Stuhr), di una confezione tecnica di prim’ordine e delle
suggestive musiche di Franco Piersanti. Fu trionfatore ai David di Donatello
2006 (con sei statuette) e gratificato al Festival di Cannes con il Premio
della città di Roma.
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento