giovedì 13 aprile 2017

Il caimano (Il caimano, 2006) di Nanni Moretti

Un produttore di B-movies, Bruno Bonomo, è passato dalle “glorie” del cinema trash degli anni ’70 a una difficile situazione economica e personale: sommerso dai debiti e in crisi profonda con l’amata moglie che gli ha dato due figli. Un giorno una giovane regista esordiente, Teresa,  gli porta una sceneggiatura intitolata “Il caimano” che intende raccontare la storia e l’ascesa politica di Silvio Berlusconi. Ringalluzzito dall’idea Bonomo si mette alla ricerca dei finanziamenti necessari a girare il film, ma dovrà scontrarsi con la ritrosia “politica” degli addetti ai lavori, con le continue defezioni degli attori che devono interpretare il ruolo principale del “cavaliere” e con le dolorose vicende personali relative al rapporto ormai logoro con la moglie Paola. Alla fine il nostro riuscirà a girare solo l’emblematica sequenza finale del film, con Berlusconi (interpretato da Nanni Moretti) in tribunale per un processo che lo accusa di corruzione. Il decimo lungometraggio di Moretti è il suo film più discusso, provocatorio e controverso, che causò polemiche e dibattiti ancor prima della sua uscita, anche a causa della concomitanza con le elezioni politiche dell’aprile 2006 ed il relativo timore, da parte dei partiti della destra, di possibili influenze sull’elettorato. L’autore, con la consueta ironia dissacrante che lo ha sempre contraddistinto, rispose candidamente che questo non era né un film politico né un film contro Berlusconi, ma, semplicemente, una complessa vicenda su una coppia in crisi, con il contesto politico a fare da sfondo. Il caimano ha avuto una gestazione lunga e tormentata ed ha richiesto un lungo lavoro di scrittura, eseguito da Moretti insieme a Heidrun Schleef, Federica Pontremoli e Francesco Piccolo, invece l’appellativo che fa da titolo venne coniato dallo scrittore Franco Cordero. Al di là di ogni credo politico e di ogni dietrologia populista è impossibile negare l’originalità, il funambolismo simbolico e la densità espressiva di quest’opera unica nel suo genere, capace di amalgamare con sapiente lucidità narrativa tre percorsi differenti che si sovrappongono: il cinema (è innegabile che Il caimano sia anche un enorme atto d’amore verso la settima arte), la vita privata del protagonista Bonomo e la dimensione politica, che va a toccare il nervo scoperto di un ventennio di faccende e faccendieri, feste e festini, nani e ballerine, vizi privati e presunte virtù sbandierate, date in pasto ad un’“italietta” annichilita dal consumismo e sempre pronta a seguire gli intrattenitori di moda. Tanti gli elementi notevoli di quest’opera discussa ma non discutibile: il prologo surreale con la consueta critica dell’autore ai film “spazzatura” che tanto erano in auge negli anni ’70, l’invenzione della valigia piena di soldi che cade “dal cielo”, il ruolo (ingrato) del “caimano” Berlusconi che passa di mano in mano (De Capitani, Placido, Moretti), l’intensità delle scene tra Paola e Bruno, il memorabile finale fantapolitico carico di suggestioni oscure, una sorta di apocalisse allegorica di un paese vittima della sua stessa debolezza intrinseca. Sarà difficile dimenticare la potente immagine di Moretti-Berlusconi che esce di scena nel buio, mentre la rivolta popolare impazza tutto intorno; un’ucronia con atmosfere da incubo, un cortocircuito paradossale che sovrappone concetti stridenti: Moretti-Berlusconi, indagine-persecuzione, magistratura-politica, democrazia-rivoluzione. Tra citazioni colte (Fellini, Almodovar, Miyazaki) e camei eccellenti (i registi Sorrentino, Garrone, Montaldo e Virzì), il film si avvale di un cast sontuoso (Silvio Orlando, Margherita Buy, Jasmine Trinca, Michele Placido, Elio De Capitani, Nanni Moretti, Jerzy Stuhr), di una confezione tecnica di prim’ordine e delle suggestive musiche di Franco Piersanti. Fu trionfatore ai David di Donatello 2006 (con sei statuette) e gratificato al Festival di Cannes con il Premio della città di Roma.

Voto:
voto: 4/5

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