mercoledì 12 aprile 2017

La messa è finita (La messa è finita, 1985) di Nanni Moretti

Don Giulio è un prete che ritorna a Roma dopo dieci anni trascorsi fuori sede, vedendosi assegnare una parrocchia di periferia. L’iniziale gioia nel rivedere i propri cari e i luoghi natii viene presto rimpiazzata da una serie di amare sorprese, dalla constatazione che quanto lasciato è cambiato in peggio e da un opprimente senso d’impotenza che minerà la saldezza delle sue convinzioni, mettendo in pericolo persino la sua fede nel sacerdozio. Intenso dramma esistenziale di Moretti, in cui l’ironia è rimpiazzata dalla compassione e l’indignazione lascia il posto allo sgomento, forte di uno sguardo lucido e maturo impregnato da una dolente afflizione che non è mai rassegnazione, ma piuttosto disincanto. Questo film intimamente laico e profondamente etico è uno dei maggiori capolavori dell’autore, nonché il più riuscito e rigoroso affresco sulla condizione sacerdotale mai visto sul grande schermo. Meritatamente premiato con l’Orso d’argento (Gran Premio della Giuria) al Festival di Berlino, contiene diverse sequenze memorabili da ascrivere in un’ideale antologia morettiana, come l’arrivo in spiaggia o la morte della madre. La pellicola segna la prima collaborazione di Moretti con il maestro Nicola Piovani, autore della suggestiva colonna sonora che si avvale anche di brani pescati nell’amato repertorio dei cantautori italiani (Lauzi, Battiato). Il personaggio di Don Giulio, interpretato dall’autore con lunare dolenzia, è forse il più intenso e sofferto della sua ricca galleria. Moretti alza il tiro, coglie nel segno e ci consegna una straordinaria apologia del malessere interiore, pervasa da una profonda malinconia e da un senso di sconfitta assoluto, tipico dei sognatori delusi. Perché in fondo Nanni Moretti è anche questo: l’ultimo degli idealisti orfani del ’68, sospeso tra moralismo neoromantico e irrisione nevrotica.

Voto:
voto: 4,5/5

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