New
York, anni ’70: Carlito Brigante, criminale e spacciatore di droga portoricano,
esce dal carcere grazie all’astuzia del suo avvocato, il losco David Kleinfeld,
che sfrutta a suo vantaggio un cavillo legale. Brigante torna nel suo vecchio
quartiere (Harlem) e cerca di rifarsi una vita pulita. Intraprende la gestione
di un locale notturno per mettere da parte il denaro con cui coronare il suo
sogno: ricucire i rapporti con la bella Gail, amore della sua vita, e partire
con lei verso paradisi caraibici. Ma il richiamo della strada è troppo forte e
le azioni scellerate del suo avvocato, che si è messo contro un boss della
mafia italiana, ricacceranno il nostro in pericolosi guai. Straordinario
gangster movie di Brian De Palma ispirato ai romanzi “Carlito's Way” e “After Hours”
di Edwin Torres. E’ un’impresa ardua rivitalizzare un genere che ha già detto
tanto grazie a una lunga serie di capolavori inavvicinabili, ma De Palma, che
forse proprio nel noir gangsteristico ha ottenuto i suoi risultati migliori, ci
riesce grazie ad una storia semplice (e, invero, non molto originale)
raccontata con stile possente, grande respiro epico, struggente romanticismo
nostalgico, ritmo teso e, soprattutto, una miriade di geniali invenzioni visive
che portano il talento stilistico dell’autore al suo tripudio. Almeno due le
sequenze memorabili da annoverare nell’antologia del cinema: la partita a
biliardo, che il grande regista italoamericano trasforma, grazie all’utilizzo
estroso della macchina da presa, in un rutilante duello di scaltrezza, e la
sparatoria finale alla Grand Central Station, che ribadisce la capacità di De
Palma di instillare un afflato mitico nelle scene d’azione. Straripanti i due
attori protagonisti, Al Pacino e Sean Penn, con il secondo forse addirittura
più bravo del primo, che si meritano gli applausi, la lode ed il bacio
accademico. Notevole anche il doppiaggio italiano di Giancarlo Giannini, che
quando doppia Pacino dà sempre il meglio di sé. Completano il ricco cast Penelope
Ann Miller, John Leguizamo, Ingrid Rogers, Luis Guzmán e Viggo Mortensen. Tutti
bravissimi ma evidentemente oscurati dai due mostri sacri prima citati.
Interamente raccontato in flashback dal flusso di ricordi del protagonista, con
il prologo che già anticipa l’epilogo ma, incredibilmente, non toglie forza al
patos complessivo, è un grande classico moderno del genere gangster, scritto
benissimo, recitato meglio e diretto con il tocco illuminato del genio. Ora
malinconico, ora entusiasmante, è una delle gemme imperdibili della luminosa
carriera di Brian De Palma.
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