lunedì 24 aprile 2017

The Hours (The Hours, 2002) di Stephen Daldry

Tre storie di donne ambientate in epoche diverse e collegate da un filo sottile. Richmond, 1941: la scrittrice Virginia Woolf, in preda alla depressione, si toglie la vita annegandosi in un fiume dopo aver lasciato un accorato biglietto di ringraziamento e di commiato al devoto marito. Los Angeles, 1951: la signora Brown è una donna fragile e infelice, sposata con un brav'uomo che non sente di amare, con un figlio piccolo da crescere ed un altro in arrivo. Disperata e incapace di trovare una via d'uscita pensa di suicidarsi ma poi cambia idea dopo aver letto "La signora Dalloway" di Virginia Woolf. New York, 2001: Clarissa Vaughan è una donna di successo, felicemente fidanzata con la dolce Sally e grande amica di Richard Brown, figlio della signora Brown, omosessuale malato terminale di AIDS. Richard, stanco delle sue sofferenze, medita il suicidio e trova il suo unico conforto nelle chiacchierate con Clarissa, a cui si rivolge chiamandola, affettuosamente, "signora Dalloway". Dal romanzo omonimo di Michael Cunningham, Stephen Daldry ha tratto un tortuoso dramma aristocratico che mette in scena, come in un gioco di specchi riflessi, la vita dolorosa di una nicchia di umanità apparentemente privilegiata (benestante, colta, raffinata e di bell'aspetto) ma vittima impotente dei propri demoni interiori. Le tre storie al femminile che avvengono in età e luoghi diversi hanno tre comuni denominatori: la scrittrice britannica Virginia Woolf, la depressione e il suicidio. Posseduto dalla sua pregnante dimensione letteraria che lo rende inamidato nello sviluppo complessivo, è un film di attrici che vale principalmente per le eccellenti interpretazioni delle sue tre straordinarie interpreti: Nicole Kidman, Julianne Moore e Meryl Streep. La più brava è la Moore, che riesce a superare di una spanna le altre due, ma, agli Oscar 2003, fu premiata la Kidman come miglior protagonista nei panni di Virginia Woolf, con tanto di protesi al naso per assomigliare alla celebre scrittrice. Bravissimo anche Ed Harris nei panni del tormentato Richard Brown, in un ruolo ad alto rischio di over acting che il nostro riesce a mantenere nei limiti di una dolente sobrietà. Per quanto risulti alquanto sopravvalutato, è un film affascinante e colto, generalmente lodato dalla critica internazionale e vincitore di molti premi prestigiosi. Al Festival di Berlino i più avveduti tedeschi decisero di premiare le tre attrici insieme, tanto per non scontentare nessuna. La quarta protagonista, la cui ombra aleggia su tutto il film, è una donna "di carta", il personaggio della signora Dalloway creato dalla penna della Woolf. Più letterario di così ...

Voto:
voto: 3,5/5

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