lunedì 3 aprile 2017

Scanners (Scanners, 1981) di David Cronenberg

Gli scanners sono individui dotati di poteri telecinetici, ovvero in grado di leggere la mente altrui o addirittura di assumerne il controllo e di causarne la morte attraverso l’alterazione di certe funzioni vitali. Il dottor Ruth è a capo della ConSec, un’influente multinazionale di ricerca farmacologica che cerca di controllare gli scanners attraverso un siero speciale da loro prodotto, che ne protegge la mente ipersensibile dalle onde cerebrali altrui e, nel contempo, ne amplifica i poteri. Ma la situazione precipita quando Darryl Revok, lo scanner più potente, si ribella e decide di usare le sue straordinarie abilità per impadronirsi del potere, coinvolgendo nella rivolta molti suoi simili che si schierano dalla sua parte. Per fronteggiare la guerriglia urbana scatenata da Revok, il dottor Ruth recluta un altro scanner assai dotato, Cameron Vale, e lo istruisce per combattere il pericoloso dissidente. Lo scontro mentale tra i due mutanti sarà tremendo ma Vale avrà modo di scoprire diverse verità che gli erano state nascoste. Celebre horror fantascientifico di Cronenberg, che riscosse un notevole consenso presso il  pubblico, segnando il primo vero successo commerciale del regista canadese e facendolo così emergere dalla nicchia underground a cui fieramente apparteneva. Nonostante una storia un po’ confusa nel suo accumulo di suggestioni apocalittiche, mutazioni genetiche, poteri psicocinetici e i consueti attacchi alla scienza amorale, è un film brillante per la ricchezza di invenzioni visive, per la possanza fantastica, per il ritmo teso e per il sottile discorso metaforico sull’impossibilità di separare in modo netto il bene dal male, in quanto elementi imprescindibili intimamente connessi alla natura umana. E’ ovviamente questa la chiave di lettura dell’affascinante finale ambiguo che pone “fine” allo scontro tra lo scanner buono e quello cattivo. Cronenberg evidenzia una solida maturità espressiva nella riproposizione ossessiva dei suoi temi prediletti in salsa horror e stavolta si avvale di un valore aggiunto: gli incredibili effetti speciali “artigianali” di Dick Smith, che hanno dato impressionante forma alla visione dell’autore consegnando allo spettatore diverse sequenze memorabili (come quella agghiacciante della testa che esplode, autentico marchio di fabbrica dell’opera). Sequenze entrate di diritto nell’iconografia del genere horror. Buona parte del meritato successo del film si deve sicuramente al notevole lavoro fatto da Smith per la creazione di effetti visivi così efficaci. Nel cast spicca il carismatico Michael Ironside nel ruolo dello scanner Revok. Il film ha avuto ben quattro seguiti (tra il 1991 e il 1995), tutti inferiori all’originale e non diretti da Cronenberg.

Voto:
voto: 3,5/5

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