mercoledì 12 aprile 2017

Sogni d'oro (Sogni d'oro, 1981) di Nanni Moretti

Michele Apicella è un giovane regista romano alle prese con la sua opera terza: un film su Freud. Il già travagliato processo creativo è ostacolato da una serie di sogni frustranti, dalla madre petulante, dal difficile rapporto con i colleghi, dall’amore non corrisposto per la sua ex compagna di scuola Silvia e dalla naturale idiosincrasia del nostro nei confronti della volgarità di un mondo invadente, incline agli stereotipi e al disvalore. Il terzo film di Moretti è una commedia grottesca, carica di umori corrosivi e di nevrastenico humour nero, a metà strada tra il delirio e l’assioma, in egual misura ricca di invenzioni brillanti e di cadute discutibili. Nel proseguire la sua amara analisi sul disagio della propria generazione, l’autore ci parla del mondo del cinema e della sua importanza “morale”, contrapponendolo alla trivialità della televisione, messa alla berlina nella formidabile sequenza dei telequiz che è pura genialità eversiva morettiana. L’andamento schizofrenico e qualche eccesso di narcisismo intellettuale (alcuni hanno letto, nella presunzione dell’alter ego Apicella, coraggiosi tentativi di accostamento al capolavoro di Fellini ) non giovano ad un film instabile e squilibrato, catalogabile come opera di transizione in preparazione della fase successiva, più meditabonda e malinconica, che darà vita ai capolavori dell’autore. Fu premiato (non senza polemiche) con il Gran Premio della Giuria, presieduta da Italo Calvino, al Festival del Cinema di Venezia. Nel ricco cast segnaliamo Nanni Moretti, Nicola Di Pinto, Laura Morante, Remo Remotti, Piera Degli Esposti e Alessandro Haber. Le mordaci critiche a quell’edonismo sociale che poi sfocerà nello yuppismo degli anni ’80, sono il valore aggiunto di un’opera spesso incompresa ma non priva di lampi inventivi.

Voto:
voto: 3,5/5

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