lunedì 3 aprile 2017

La mosca (The Fly, 1986) di David Cronenberg

Lo scienziato Seth Brundle, eccentrico e geniale, lavora ossessivamente a un ambizioso progetto: realizzare il teletrasporto della materia scomponendola a livello molecolare all’origine per poi ricomporla immutata a destinazione. Durante i suoi esperimenti utilizza due “telecapsule” iper tecnologiche governate da un avveniristico sistema computerizzato da lui stesso progettato. La giornalista Veronica Quaife, affascinata dalle teorie dell’uomo, ne diventa l’amante e si offre per documentare tutte le fasi evolutive del suo lavoro di ricerca. Dopo una serie di notevoli progressi l’egocentrico Brundle si decide a tentare il grande passo (il teletrasporto umano), sperimentando la sua invenzione su se stesso. Ma non si accorge che nella capsula insieme a lui è accidentalmente entrata una mosca e la macchina finirà per fondere le molecole di entrambi dando origine ad un essere spaventoso. Il decimo lungometraggio di David Cronenberg è un horror fantascientifico visionario e orripilante, che scioccò fortemente il pubblico di tutto il mondo alla sua uscita per le forti sequenze disturbanti (alcune al limite del disgusto) realizzate grazie agli straordinari effetti speciali di Chris Walas, Jon Berg, Louis Craig e Hoyt Yeatman. E’, a tutt’oggi, il più grande successo commerciale e il film più conosciuto e costoso del regista canadese, che raggiunse, grazie ad esso, l’apice della sua popolarità. E’ il remake di un classico dell’horror, L’esperimento del dottor K (1958) di Kurt Neumann, ma nelle mani di Cronenberg diventa molto altro, superando di gran lunga l’originale per potenza evocativa, simbologie raccapriccianti, furore espressivo, astrazione visionaria. E’, probabilmente, l’esponente più famoso del così detto genere “body horror” (di cui Cronenberg è padre legittimo) e porta alla massima esasperazione grafica la metamorfosi del corpo, la corruzione della carne e la malattia che ti divora dal di dentro, per dare origine ad un essere nuovo, anche dal punto di vista cinematografico. Nonostante l’evidente repellenza di molte sequenze, che sono comunque funzionali al discorso filosofico portato avanti dal regista in tutta la sua filmografia, l’opera ha un notevole fascino oscuro e la storia d’amore tra i due protagonisti, forte di un romanticismo carnale, funge da giusta mitigatrice degli aspetti ripugnanti, riuscendo a diffondere un senso di pietosa umanità nelle scene di maggior impatto drammatico. Nel cast svetta uno straordinario Jeff Goldblum, nell’interpretazione più intensa e sofferta della sua carriera, accompagnato da Geena Davis (all’epoca sua compagna), John Getz e Leslie Carlson. Lo stesso regista si ritaglia un cameo nei panni del ginecologo di Veronica. La pellicola vinse un meritato premio Oscar per il miglior trucco, curato da Chris Walas e Stephan Dupuis. Tra i tanti mostri apparsi negli anni sul grande schermo la “Brundlemosca” è, ancora oggi, uno di quelli più inquietanti e riusciti. Tra Kafka e Stevenson, Cronenberg realizza un nuovo potente incubo sulla contaminazione tra follia e scienza, umano e bestiale, istinto e ragione, materia e spirito. Un incubo che può destare sensazioni contrastanti, opinioni controverse ma giammai lasciare indifferenti. Ma questo è David Cronenberg: novello Caronte negli inferi morbosi della psiche umana.

La frase:Io... sto dicendo che sono un insetto che aveva sognato di essere un uomo, e gli era piaciuto. Ma adesso il sogno è finito, e l'insetto è sveglio

Voto:
voto: 4/5

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